Nel centesimo giorno del suo secondo mandato, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha scelto di fare un discorso che sembrava più in linea con una tradizionale campagna elettorale che con una normale occasione istituzionale. Con il suo stile inconfondibile, il leader repubblicano ha celebrato i presunti successi ottenuti e, senza alcun riguardo, ha preso di mira i suoi avversari politici.

Parlando davanti a una folla di suoi sostenitori nel Michigan, Trump ha annunciato quella che ha definito una "rivoluzione del buon senso", sostenendo di aver avviato un "cambiamento profondo" nella politica americana... nonostante i dati che mostrano un calo della sua popolarità secondo alcuni sondaggi che lui ha immancabilmente bollato come "falsi".

Il discorso è stato imbottito di toni accesi e di attacchi personali. Trump ha preso in giro il suo predecessore Joe Biden, criticando non solo la sua leadership ma anche il suo aspetto fisico e, in particolare, la sua presunta "insicurezza mentale". La satira si è estesa anche a Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve, al quale il leader repubblicano ha rivolto nuove critiche, insinuando che le politiche economiche non fossero in linea con i bisogni del paese. Questa retorica aggressiva ha l'obiettivo di spostare l'attenzione dalla realtà politica ed economica verso un terreno di scontro: "noi contro loro".

"I primi 100 giorni di maggior successo di qualsiasi amministrazione nella storia del nostro paese", ha affermato il presidente statunitense, mettendo in risalto solo le priorità di questo secondo mandato e promettendo "non avete ancora visto niente". Dopo aver mostrato un video sulle deportazioni degli immigrati irregolari, il tycoon ha affermato di averne ridotto l'arrivo del 99%, rimarcando la sua intransigenza sul tema. Sui dazi, poi, nessun accenno alla preoccupazione dei mercati  né alle sue incomprensibili strategie economiche, ma solo la promessa che le tariffe al 25% porteranno in America nuovi posti di lavoro.

Dopo i 130 ordini esecutivi già firmati finora, Trump ha parlato anche dei prossimi passi e della futura età dell'oro che tornerà in America, annunciando nuove leggi sugli sgravi fiscali: "Ci stiamo riprendendo il Paese da una classe politica malata, invece di mettere al primo posto la Cina, io metto per primi il Michigan e l'America".

Misurando il successo di Trump sulla base di dati reali, il prezzo medio di una dozzina di uova negli Stati Uniti ha raggiunto un livello record a marzo, arrivando a costare ben 6,22 dollari. Secondo l' indice dei prezzi al consumo (l'ultimo dato disponibile è quello di marzo 2025), il costo di una dozzina di uova di categoria A è aumentato dell'84% da 2024. Durante il comizio tenuto ieri, Trump ha dichiarato che il prezzo delle uova era diminuito dell'87%.

Ma quel che è peggio è che nel primo trimestre del 2025, coincidente con l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca per il suo secondo mandato, l'economia statunitense ha subito una brusca frenata. Secondo la stima preliminare diffusa dal Bureau of Economic Analysis (BEA), il Prodotto interno lordo (PIL) ha registrato una contrazione del -0,3% su base annua. Un dato sorprendente, che si scontra nettamente con le aspettative degli analisti, i quali prevedevano una crescita del +0,4%.

Il rallentamento segna una brusca inversione di rotta rispetto al trimestre precedente, in cui il PIL era cresciuto del +2,4%. Le cause principali del calo sono da ricondurre a un incremento delle importazioni e a una riduzione della spesa pubblica.

Parallelamente, la dinamica inflazionistica ha continuato a rafforzarsi. L'indice dei prezzi per gli acquisti interni è aumentato del +3,4%, mentre l'indice PCE (Personal Consumption Expenditures), una delle misure d'inflazione più monitorate dalla Federal Reserve, è salito al +3,6%, in netta accelerazione rispetto al +2,4% del trimestre precedente. Questi numeri indicano un'inflazione ancora viva e in crescita, proprio mentre l'economia reale mostra segnali di affaticamento.

Il contesto attuale pone dunque una sfida complessa per l'amministrazione Trump: da un lato una crescita che si contrae già al debutto del nuovo mandato, dall'altro una pressione inflazionistica che potrebbe limitare i margini d'azione della politica monetaria e fiscale. Un mix tutt'altro che ideale per imprimere fiducia ai mercati e alle famiglie statunitensi.