Ricorre oggi il diciannovesimo anniversario della morte di Maria Strangio Papandrea la prima ostetrica calabrese diplomatasi brillantemente all'Università “La Sapienza di Roma”. Nata a Careri (RC) il 28 marzo 1899, ha frequentato la scuola elementare fino alla quinta classe. All'età di 19 anni i suoi genitori, su consiglio del Prof Francesco La Cava (altro Careroto illustre) la mandarono a Roma ospite della stessa famiglia La Cava per frequentare la Scuola di Ostetrica dell'Università “La Sapienza”, da poco istituita.

Durante la permanenza nella capitale ebbe modo di conoscere alcuni protagonisti della storia d'Italia dell'epoca, fra cui la Regina Elena di Savoia, che da crocerossina frequentava la Scuola di Ostetricia, il Prof. Giuseppe Moscati, dichiarato Santo da Giovanni Paolo II ed amico e compagno di Università del Prof. Francesco La Cava, il poeta Gabriele D'Annunzio e anche il Duce Benito Mussolini. Allieva dei Prof. Pestalozza e Gaifami nel 1922 conseguì il diploma di ostetrica.

I due docenti, vista l'applicazione allo studio e la bravura di Maria Strangio Papandrea, fecero di tutto per trattenerla a Roma. Ella, nonostante le allettanti prospettive di lavoro, preferì far ritorno nella sua Calabria, intraprendendo la propria missione lavorativa prima come ostetrica condotta ad interim a Bovalino; finita la supplenza a Bovalino venne assunta a Careri suo paese natale, dove sposò Antonio Papandrea, un impiegato del Comune. Successivamente si trasferì a Locri nel 1952.

Non solo aiutava a far nascere i bambini, era anche madre di quattro figli, che per farli crescere si faceva aiutare dalla mamma e dalla quattro sorelle nubile che vivevano con lei, così era sempre a disposizione delle partorienti, sia quelle che abitavano nel paese, che quelle che vivevano nelle campagne. Ostetrica severa e precisa sul lavoro, sicura di se, inflessibile sull'igiene, molto preparata professionalmente, ma buona d'animo, era molto stimata e benvoluta da tutte le persone del paese.

Rimproverava le mamme che non volevano allattare, mentre quelle che non avevano latte (visto che ancora non erano arrivate le multinazionale del latte e delle pappine) ordinava a loro l'antica ricetta della nonna, latte d'asina o di capra diluito da somministrare col cucchiaino ai neonati. Raggiunto il limite di età per andare in pensione, il Comune di Locri le chiese di rimanere in servizio fino all'espletamento del concorso per ostetriche, avvenuto dopo cinque anni. Mentre il Prof. Morgante, direttore dell'Ospedale di Locri, le chiese di andare ad insegnare alle giovani ostetriche; ella accetto con entusiasmo, espletandolo per tantissimi anni.

Lavorò come ostetrica fino ad 80 anni, perché in quel periodo si partoriva in casa, lasciò il lavoro per accudire il marito gravemente ammalato. Al momento della pensione ricevette la medaglia d'oro dal Collegio delle Ostetriche, consegnatale dall'allora Arcivescovo di Reggio Calabria mons. Ferro. Le fu concesso anche il titolo di Cavaliere della Repubblica e, successivamente il Ministro della Sanità Rosi Bindi le conferì un pubblico riconoscimento al merito della Sanità Pubblica.

Festeggiò il suo centesimo compleanno nella sua casa di Locri ed i sindaci di Careri e Locri le attribuirono pubblici riconoscimenti consegnando delle targhe ricordo, alla presenza di numerosi mass-media nazionale e locali. Il 29 giugno del 2000 in occasione della “Giornata dell'Ostetrica”, svoltasi a Reggio Calabria, ha ricevuto una speciale targa d'argento dalla presidente del Collegio Provinciale Maria Scopelliti, alla presenza del Prof. Pierfrancesco Tropea, primario di Ostetricia e Ginecologia dell'Azienda Sanitaria, che tracciò il profilo professionale di Maria Strangio Papandrea, nel corso della sua lunga carriera.

Il Comune di Careri (RC), nel 2004, in segno di riconoscenza le ha dedicato una Piazza, affiggendo sulla sua casa natale una targa marmorea che porta la seguente iscrizione: “Maestra di vita e di arte ostetrica, prima donna di Calabria che ha conseguito un diploma presso l'Università La Sapienza di Roma, Emula di Fenarete nobilitò l'arte ostetrica e profuse tesori di umanità, altruismo ed abnegazione in molti paesi della Locride”.

Cesare Monteleone