Un ostacolo attualmente insormontabile per la Brexit, è rappresentato dal nodo del confine tra Irlanda (Europa) e Irlanda del Nord (Gran Bretagna). Gli irlandesi appartenenti ai due Stati non vogliono barriere e imposizioni che alterino la status quo attuale. Per l'Europa non ci sarebbero ostacoli in tal senso, tanto da proporre di mantenere l'Irlanda del Nord nella propria area doganale anche dopo la Brexit, eliminando così la necessità di controlli alle frontiere con l'Irlanda.
Ma in tal caso, la Gran Bretagna sarebbe costretta a mettere delle barriere all'interno dei propri confini perché dovrebbe poi controllare di volta in volta il traffico delle merci tra l'Irlanda del Nord e gli altri Paesi del Regno Unito. Un paradosso.
Probabilmente, questo è uno degli aspetti della Brexit di cui martedì Theresa May ha discusso con i ministri del proprio Governo, riunito per trovare una soluzione all'ennesima impasse che rende sempre più concreta la possibilità di un'uscita della Gran Bretagna dall'Europa senza alcun accordo.
E a capire l'intreccio inestricabile di problemi che la Brexit sta causando sia alla Gran Bretagna che all'Europa, contribuisce anche la lettera recapitata questa mattina alla May e al presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, firmata da ben 29 premi Nobel e da sei vincitori della Medaglia Fields (il Nobel della matematica), con l'invito a garantire anche in futuro la più stretta collaborazione possibile tra il Regno Unito e l'Unione europea.
La ricerca scientifica ha, infatti, bisogno della libera circolazione dei progetti e delle persone per consentire un rapido scambio di idee, competenze e tecnologia.
Il governo britannico ha dichiarato in passato di voler arrivare ad un accordo "ambizioso" su ricerca scientifica e innovazione con l'Europa. Ma ancora non è possibile sapere neppure quali siano le linee guida di tale intendimento.
Da aggiungere poi che, in seguito alla Brexit, il mondo scientifico britannico non può più contare sui fondi europei per finanziare la propria ricerca.