La multinazionale danese Hummel, l’azienda che fornisce le magliette alla nazionale di calcio della Danimarca, ha deciso la sua strategia di protesta per il rispetto dei diritti umani ai prossimi Mondiali del Qatar.

Le maglie avranno dei toni spenti, così come l’emblema stesso della Danimarca, e vi sarà pure una divisa completamente nera come simbolo di lutto per le migliaia di morti sul lavoro avvenute durante la costruzione delle infrastrutture per il torneo.

La federazione calcistica danese, la DBU, approva queste proteste, e anzi ci mette del suo: manderà ai Mondiali i giocatori senza le famiglie al seguito e limiterà al massimo gli spostamenti dei suoi dirigenti, al fine di dare il minor profitto possibile all’economia qatariota. Ma Doha non ci sta: la risposta a queste critiche è arrivata per bocca del caporedattore del “Gulf Times” Faisal Abdulhameed Al-Mudahka, che parla di “ipocrisia danese” e a svela come i rappresentanti della Danimarca siano venuti in Qatar a proporre il loro aiuto per l’allestimento del Mondiale, senza però far alcun riferimento ai diritti dei lavoratori migranti o ad altri problemi di questo genere.

Adesso è troppo tardi per scandalizzarsi, dice Al-Mudahka: potevate farlo per tempo e con altri mezzi. E come se non bastasse, vi è stata di recente la visita di una delegazione del Parlamento Europeo in Qatar, la quale ha fatto i suoi complimenti per le riforme del mondo del lavoro e per la trasparenza e la promozione dei diritti dei lavoratori.