La pandemia da Covid-19 ha messo a nudo le fragilità del Sistema Sanitario Nazionale (Ssn), rivelando un quadro a “macchia di leopardo”, con eccellenze e criticità. A tracciare questo bilancio è il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenuto a *Start* su SkyTG24, delineando le sfide e le strategie per rilanciare un servizio sanitario più moderno ed equo.
Il primo punto di forza emerso durante l’emergenza è stato il personale sanitario: medici, infermieri e operatori che hanno dimostrato “professionalità e dedizione”. “Non ci siamo dimenticati di loro”, ha sottolineato Schillaci, ricordando l’incontro con federazioni e ordini professionali svoltosi nella giornata di ieri. Un tributo a chi, nonostante le carenze strutturali, ha tenuto in piedi il sistema.
Se gli operatori sono stati la colonna portante, le maggiori criticità hanno riguardato la “scarsa organizzazione” e l’assenza di una medicina territoriale solida. Su quest’ultimo fronte, il ministro assicura interventi concreti grazie ai fondi del Pnrr: “La vera rivoluzione consiste nel trasformare la medicina territoriale, un passo fondamentale per modernizzare la sanità pubblica”. Centrali in questo processo sono le Case di Comunità, la cui spesa è “in linea con i target previsti”. L’obiettivo è potenziare queste strutture con professionisti, semplificando l’accesso agli esami salvavita: “I cittadini devono fare gli esami che servono *quando* servono. No ai tempi lunghi”.
Dopo anni di attesa, è stato presentato alla Conferenza Stato-Regioni (il 19 febbraio) il nuovo Piano Pandemico Nazionale, concepito per rispondere a future emergenze, anche se “diverse dal Covid”. “Deve essere uno strumento pronto”, ha spiegato Schillaci, evidenziando la necessità di flessibilità.
Parallelamente, per contrastare la carenza di medici di base, il governo punta a rendere più attraente la medicina generale per i giovani. La proposta è trasformare la specializzazione in un corso universitario, equiparandola a quelle ospedaliere. “Non vogliamo rompere la fiducia tra pazienti e medici, ma servono approcci innovativi”, ha precisato il ministro.
Schillaci ha affrontato anche temi spinosi come il fine vita, auspicando una legge nazionale che eviti disparità regionali: “Non è accettabile che i cittadini debbano spostarsi tra Regioni”. Sul fronte sicurezza, ha annunciato la proroga dello “scudo penale” per i sanitari fino al 2025, per tutelarli da denunce pretestuose: “Dobbiamo garantire tranquillità a chi lavora in ospedale”.
Per risolvere la crisi del personale, il ministero spinge le Regioni a destinare più risorse alle assunzioni. “Stiamo elaborando un nuovo tetto di spesa”, ha anticipato Schillaci, sottolineando l’esigenza di chiarezza sugli orari e sui compiti del personale assunto. Altro nodo cruciale è la standardizzazione dei carichi di lavoro: “Non è accettabile che due reparti con lo stesso organico producano prestazioni diverse”.
In chiusura, il ministro ha reso omaggio a Giovanni Scambia, luminare della ginecologia scomparso ieri: “Una persona straordinaria, dal profilo scientifico e umano. Mi mancherà molto”.
Le parole di Schillaci disegnano un percorso ambizioso: rafforzare la medicina territoriale, proteggere gli operatori, modernizzare la formazione e garantire uniformità nei servizi. La sfida, ora, è tradurre le intenzioni in azioni concrete, colmando le disuguaglianze che la pandemia ha reso ancora più evidenti.