"La mia infanzia è stata particolare, vivevo in un quartiere molto povero. 
Ci sono persone che hanno intrapreso una strada ben diversa dalla mia. Fortunatamente il mio sogno è sempre stato uno solo: diventare un calciatore.
 Così ho intrapreso questa strada e creduto fortemente nel mio sogno. Il calcio mi ha allontanato dalle cattive amicizie, dietro a tutto questo successo c’è un cammino in salita pieno di difficoltà che ho superato tutto con grande serietà.

Quell'estate del '90 sembra quasi una fiaba. Sin da piccolo avevo il sogno di diventare un calciatore. Un po’ come tutti i bambini del resto. 
Così mi sono impegnato molto per riuscire ad arrivare ad una squadra in cui giocare che militasse in serie A o in B. 
Alla fine sono addirittura arrivato alla Nazionale e ho ottenuto risultati diversi, ben lontani dalle mie aspettative. 
Tutto questo con umiltà e semplicità. Ogni volta che mi è stata data una occasione ho sempre cercato di sfruttarla al massimo. 

Ci sono riuscito e i Mondiali sono stati un’esperienza straordinaria che mi ha consacrato nella storia conferendomi il titolo di capocannoniere, miglior giocatore, secondo pallone al mondo e scarpa d’oro. 
Tutti obiettivi che nemmeno mi ero prefissato.
Il mio rapporto con la Juventus è finito perché, come tutte le cose le cose belle, finiscono. Però posso dire che è stato un ciclo importante durato tre anni. 
Poi la società ha deciso di cedermi. Sono stati tre anni straordinari in cui ho vinto moltissimo e questo mi ha permesso di arrivare in Nazionale. 
Comunque resto un tifoso della Juve, del resto lo sono da quando ero bambino. 
Il mio cuore è sempre stato bianconero.

Poi sono andato in Giappone,  stata davvero una bella esperienza, per certi versi forte. Ho voluto fare questa provare a giocare lontano dall’Italia. Sono stato il primo calciatore italiano ad andare all’estero. 
E posso dirti che alla fine sono contento perché è stata un’ottima esperienza, con persone molte educate, con un grande rispetto verso il prossimo. 

Quando ho smesso di giocare, ad un certo punto della mia vita, spenti i riflettori sportivi, mi ero chiuso dentro e non volevo fare più niente perché fondamentalmente ho un carattere molto timido. 
Poi un bel giorno, mi sono guardato allo specchio e ho capito che uno come me, che ha fatto qualcosa nella vita, che ha anche scritto un po’ di storia di calcio, non doveva chiudersi dentro. Da lì è iniziata la mia avventura nel mondo dello spettacolo. 

Ho fatto un po’ di tv: dai reality a qualche film, alla fiction “Squadra antimafia”. 
Fare televisione mi diverte e mi dà l’opportunità di stare soprattutto in mezzo alla gente, visitando spesso posti che riuscivo a vedere solo da calciatore.
Ho creato il centro sportivo per ragazzi “Louis Ribolla”, a Palermo, che gestisco da anni, sia per hobby che per aiutare i bambini dei quartieri, per farli crescere aiutandoli a socializzare che è una cosa fondamentale.
Da Siciliano non è assolutamente facile raggiungere certi livelli, soprattutto se parliamo di vent’anni fa. Noto che oggi è cambiato un po’ tutto e i sacrifici che si facevano una volta oggi non si fanno più".
TOTO' SCHILLACI in un'intervista a 'Io gioco pulito' del 2020.