«Se i fatti sono questi, è chiaro che il sottosegretario Siri deve dimettersi dal Governo... va bene aspettare il terzo grado di giudizio, ma c'è una questione morale e se abbiamo un sottosegretario che è coinvolto in un'indagine così grave e così importante che riguarda addirittura prestanome di Matteo Messina Denaro, allora non è più una questione tecnico giuridica è una questione morale e politica».
Le parole sopra riportate sono quelle del vicepremier Luigi Di Maio che ha commentato, parlando con dei giornalisti, la notizia dell'inchiesta che vede coinvolto il sottosegretario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in quota Lega, Armando Siri, in una indagine relativa ad appalti e autorizzazioni in materia di impianti energetici.
Di Maio ha poi aggiunto che chiederà a Salvini di far dimettere Siri dai suoi incarichi nel Governo. In futuro, se dovesse risultare estraneo ai fatti, allora verrebbe reintegrato nei suoi precedenti incarichi.
Armando Siri, già coinvolto in una vicenda giudiziaria per bancarotta per cui nel 2014 ha patteggiato una condanna a un anno e otto mesi di reclusione, nella Lega è colui che si occupa della scuola di formazione politica del partito ed è indicato come ispiratore della flat tax, ultima bandiera della propaganda di Salvini.
L'inchiesta in cui Siri è coinvolto oggi insieme ad altre 9 persone vede impegnate le Procure di Palermo e Roma, con i rispettivi pm Gianluca De Leo e Mario Palazzi. Siri, in base alle indagini, avrebbe intrattenuto rapporti con un faccendiere che si occupa di energia, in affari a Trapani con un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, già agli arresti domiciliari e oggi portato in carcere per aver violato il divieto di avere contatti esterni. Tra le persone da lui incontrate vi sono anche alcuni prestanome della mafia.
Il filone romano dell’inchiesta, che coinvolge il sottosegretario Siri, riguarda le frequentazioni intrattenute dal faccendiere, alla continua ricerca di sostegni politici e legislativi per promuovere le sue attività.
Contattato da Affari Italiani, Siri ha dichiarato: «Non ne so assolutamente nulla. Ho saputo che qualcuno mi sta cercando, ma ne sapete più voi di me. Ma chi è Vito Nicastri? Mai sentito in vita mia, mai visto, non so proprio chi sia... mi state dando un nome che non è fra le mie conoscenze».
Salvini non ha commentato la vicenda Siri sui social, ma ha comunque detto alla stampa di aver sentito Siri, catalogando la vicenda come assurda e ribadendo la sua fiducia nel sottosegretario: «Lo conosco, lo stimo, non ho dubbio alcuno... Peraltro stiamo parlando di qualcosa che non è finito neanche nel Def».
A supporto di Siri è intervenuta anche la ministra Bongiorno, in quota Lega, che ha dichiarato: «Stupisce il giustizialismo a intermittenza con il quale vengono valutate le diverse vicende giudiziarie a seconda dell'appartenenza del soggetto indagato a uno schieramento politico».
Inutile aggiungere che "anche" questa vicenda si andrà ad aggiungere alle altre che evidenziano una sempre maggiore divergenza tra Lega e 5 Stelle in vista delle elezioni europee, rendendo non tanto a rischio quanto del tutto incomprensibile l'attuale alleanza di governo.
E ad ulteriore conferma di ciò, da riportare la decisione del ministro dei Trasporti Toninelli che con la seguente nota, pubblicata dal suo ministero, ha dichiarato di aver ritirato le deleghe al sottosegretario Siri:
"Alla luce delle indagini delle procure di Roma e Palermo, con il coinvolgimento della Direzione investigativa antimafia di Trapani, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha disposto il ritiro delle deleghe al sottosegretario Armando Siri, in attesa che la vicenda giudiziaria assuma contorni di maggiore chiarezza. Secondo il ministro, una inchiesta per corruzione impone infatti in queste ore massima attenzione e cautela".