È ancora stallo, in commissione Bilancio alla Camera, sulla manovra finanziaria per il 2025. Sabato i lavori sono andati avanti solo con il respingimento degli emendamenti delle opposizioni, ma  il deposito da parte del governo dei nuovi emendamenti, annunciati entro le 15, non è arrivato. Pertanto, l'approdo in Aula della legge di bilancio slitta, rispetto alla data prevista del 16 dicembre. 

Il presidente della commissione Bilancio, Giuseppe Mangialavori, ha comunicato al termine della riunione odierna che i lavori riprenderanno lunedì e che la seduta verrà riaperta oggi solo per consentire il deposito degli emendamenti del governo, poi scatteranno le 24 ore per la presentazione dei subemendamenti.

Mangialavori ha fatto sapere che avrebbe comunicato alla presidenza della Camera l'allungarsi dei tempi. Adesso una capigruppo deciderà la nuova data rispetto a quella prevista in precedenza. Probabilmente, l'esame della manovra nell'Aula della Camera dovrebbe iniziare a partire da mercoledì.

Tutta la giornata di lunedì sarà dedicata all'esame degli emendamenti del governo e dei relatori con i rispettivi subemendamenti.  Come ha spiegato Ylenja Lucaselli, uno dei relatori alla manovra, è probabile che il via libera della Camera alla legge di bilancio arrivi venerdì. Poi il provvedimento passerà al Senato per l'approvazione definitiva.

Proteste da parte delle opposizioni. Marco Grimaldi, capogruppo AVS in Commissione, stando così le cose, ha chiesto che a questo punto il Ministro dell'economia Giorgetti venga in Aula "ad illustrare una seconda legge di bilancio". Le opposizioni avevano chiesto che le proposte di modifica del governo non fossero  contenute in un unico maxiemendamento, ma spacchettate per materia, per consentire un esame più specifico degli interventi. Ieri era stato presentato un secondo pacchetto di emendamenti da parte dei relatori. 

Tra questi anche quello che è stato bollato come "l'emendamento vergogna", tramite il quale  ministri e sottosegretari del governo Meloni che non siano anche parlamentari debbano veder equiparato lo  stipendio a quello dei loro colleghi che, diversamente da loro, sono stati eletti in Parlamento. Una norma introdotta ieri gli riconosce, a partire dal 2025, un aumento di 7.193 euro al mese, che costerà alla collettività 1,3 milioni di euro, coperto mediante "corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica" alimentato dalla riapertura dei termini del condono edilizio!

A deciderlo è stato lo stesso governo Meloni che si è rifiutato di assegnare un salario minimo di 9 euro/ora lordi a chi guadagna 4 o 5 euro l'ora. Lo stesso governo che ha "aumentato" le pensioni minime di 1,8 euro al mese!!! Lo stesso governo che ha deciso di aumentare i pedaggi autostradali. Lo stesso governo che ha  deciso di aumentare le tasse d'imbarco sui voli. Lo stesso governo che per le imprese ha introdotto modifiche farsa a Transizione 5.0, senza neanche una proroga al 2026. Lo stesso governo che ha assegnato solo 400 milioni per il reinvestimento degli utili delle aziende e solo per un anno. Lo stesso governo che...

Questo è ciò che Meloni intendeva quando, in una intervista al Sole 24 Ore del 9 febbraio 2023, riassumeva così i suoi obiettivi come presidente del Consiglio: 

"Fare ciò che è giusto per il tuo popolo e per la nazione è l'unica bussola da seguire".

Per questo c'è da aver paura solo a pensare che cosa sarebbe capace di fare nel caso decidesse di governare contro il suo popolo e la nazione!