"E cosi l'ha fatto: Roberto Sergio, l'uomo che da dirigente Rai, direttore della radiofonia attaccava pubblicamente sui social il Giornale Radio Rai, ora da Amministratore delegato fustiga a colpi di procedimenti disciplinari chi, anche attraverso i social difende la propria libertà e professionalità da un sistema di controllo "asfissiante" sul lavoro dei giornalisti della Rai. I provvedimenti annunciati sulla vicenda Scurati sono dunque arrivati ma alla persona Sbagliata. Il procedimento disciplinare aperto contro Serena Bortone è inaccettabile. Anche basta".

Queste le parole con cui il Segretario Usigrai, Daniele Macheda, ha commentato l'ennesima oscenità dei dipendenti di regime messi da Giorgia a presidiare Tele Meloni (Rai), la "sua" televisione pagata con soldi pubblici.

In sostanza, l'ad Sergio che aveva rilasciato dichiarazioni di fuoco contro coloro che in Rai avevano messo in atto la censura di cui era stato vittima Scurati e denunciata da Bortone, adesso ha fatto sapere di voler punire Bortone per averne informato l'opinione pubblica.

Questo è quanto da lui comunicato nell'ultima riunione della Commissione Vigilanza:

"Non è un provvedimento disciplinare — ha spiegato — ma una richiesta di spiegazioni". 

Secondo l'ad, l'azienda ha subito "un danno reputazionale", aggiungendo che la lettera inviata a Bortone (accusata di aver pubblicato sui social la notizia della censura Rai a Scurati) è un "atto dovuto", perché c'è divieto di diffondere "attività, notizie e fatti aziendali". 

La considerazione è semplice. Se i dipendenti di Meloni arrivano a fare quel che fanno, nonostante la visibilità che la vicenda ha assunto, è perché la "cosiddetta Giorgia" ha raggiunto un livello di arroganza tale da poter credere che, a questo punto, tutto le sia permesso, compreso far capire a coloro che potrebbero anche solo ipotizzare di essere in disaccordo con lei che non è il caso neppure di pensarlo, visto quel che può accadere ad una persona che ha visibilità, fama, mercato, attenzione dell'opinione pubblica come Serena Bortone

È quello che in altre circostanze sarebbe definito come un messaggio in stile mafioso... in questo caso, invece, si deve parlare di stile fascista.

E se qualche "illuminato" volesse pretendere che nel mondo di Meloni e dei suoi fratelli, anzi parenti, tutto sia normale, allora inizi a spulciare le nomine fatte finora e spieghi come sia possibile che un autonoleggiatore del frusinate - tale Fabio Tagliaferri - sia diventato presidente e amministratore di Ales – Arte Lavoro e Servizi SpA, società in house del Ministero della Cultura che gestisce musei importanti, tra cui le Scuderie del Quirinale, e aree archeologiche di rilevanza mondiale, come Colosseo e Pompei.

Forse perché conosce Arianna Meloni?