Il criminologo molisano apre l’affollatissimo convegno esordendo così: “Le mafie hanno sempre avuto un ruolo fondamentale prima, durante e dopo i conflitti armati”. “Qualsiasi tipo di crisi, economica, politica, sociale è per le mafie fonte di guadagni”. “Dal traffico della droga, a quello delle armi, dei medicinali, fino all’orrendo sfruttamento delle vittime di guerra”.“Le guerre sono sempre state un fattore di arricchimento per le mafie”. “La loro transnazionalità e la loro vocazione mercatistica, attraverso i traffici di droga, fanno si che ogni aspetto della società civile sia contagiato dalla loro pervasività”.“I loro servizi e i loro interessi vanno dal traffico d’armi, al reclutamento e persino all’invio al fronte di combattenti per le cause più diverse”. “Ci sono il traffico e lo sfruttamento dei profughi, costretti a pagare cifre gravose nel tentativo di garantirsi la fuga dalla guerra”.
Il professor Musacchio, che insegna strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale al RIACS di Newark, ha affermato come la criminalità organizzata transnazionale sia in grado di incidere anche su alcuni equilibri geopolitici che si determinano durante e dopo i conflitti armati. I legami fra le organizzazioni mafiose transnazionali con altri soggetti titolari di varie posizioni di potere internazionale hanno natura di relazioni globali strettamente legate ai principali fattori della geopolitica: sistemi politici, economici e finanziari, istituzioni pubbliche e private, ambiente, comunicazioni, trasporti, informazione.
“Le mafie sono sempre alla ricerca del profitto e se possono, approfittano di fattori geopolitici, servendosi per i propri fini di situazioni simili a quelle in atto o contingenti”. “Agiscono da veri attori diplomatici producendo, in via diretta o indiretta, processi di natura geopolitica”.
Musacchio ha inoltre aggiunto che, dove vi sono guerre c’è spesso spazio anche per affari connessi alle sanzioni economiche imposte agli Stati coinvolti. “Queste sono linfa per le mafie poiché si sostituiscono agli Stati impositori fornendo quei materiali e quei servizi venuti meno proprio a causa delle sanzioni o degli embarghi”.
Alla fine dell’incontro ci sono state molte domande da parte dei tantissimi studenti intervenuti. Una studentessa ha chiesto come fosse la situazione riguardante la presenza di mafie a Bologna e provincia.
Musacchio ha così risposto: “Credo non si possa più parlare d’infiltrazioni ma d’integrazioni mafiose e questo vale per Bologna e per qualsiasi altra città o zona”. “Da quanto ho potuto studiare, ritengo che a Bologna e nel suo distretto vi sia una netta preminenza della ‘ndrangheta”. “Non mancano presenze della camorra e della mafia pugliese”. “Per quanto concerne le mafie straniere, i clan più strutturati sono gli albanesi, i nigeriani, i cinesi e i russi che spiccano per capacità organizzativa, per pervasività criminale e per potenza economico-militare”.
L’incontro al quale erano presenti anche il prof. Gian Maria Farnelli docente di diritto internazionale presso l’Ateneo bolognese e Libera Bologna, è terminato con alcuni propositi per provare a ridimensionare il fenomeno mafioso.
Il professor Musacchio ha individuato un mix di strategie che dovrebbero includere principalmente il profilo culturale e quello economico.
“Le mafie moderne devono essere colpite sotto l’aspetto economico privandole della loro potenza in termini di denaro e corruttiva e sotto l’aspetto delle contiguità e delle complicità privandole delle alleanze con la cd. area grigia”. “Questo sarebbe già un buon inizio per una seria lotta alle nuove mafie”.