Lodi, Aprile 2017.

Lettera aperta ad uno storico dell’arte.

Stimatissimo Signor Storico dell’arte, 

ho saputo che presto verrà a Lodi per l’inaugurazione della locale Cattedrale Vegetale, un’opera che personalmente non ritengo sia  in grado di rappresentare appieno  i valori, lo spirito ed anche l’estetica che hanno caratterizzato le due versioni precedenti; qui, forse, siamo  di fronte ad un’opera semplicemente vacua e farcita di un incontrollato trionfalismo celebrativo.

Un’opera d’arte più genuina la troverà alle porte di Lodi, se giungerà provenendo dall’autostrada, è un’opera che rispetta in modo preciso e profondo, il messaggio ed il linguaggio dadaista.

Si tratta di una performance consistente nell’installazione/iniezione  di “duemiliardi e duecento milioni” di metri cubi di gas nel sottosuolo lodigiano, performance che farà del lodigiano, uno dei più grossi stoccaggi di gas d’Europa.

Una provocazione del pubblico, una presa in giro in pieno stile Duchamp, il raggiungimento della concretizzazione del non senso, dell’anti poetico, dell’evento che contrasta con il comune modo di pensare.

Molti, degli  “artisti”, responsabili di questo eccezionale evento, saranno quel giorno al suo fianco.

Sempre quel giorno, venendo a Lodi, appena dopo il casello autostradale, vedra’ in una aiuola a lato della carreggiata una scultura vegetale a grandi dimensioni, si tratta di una rielaborazione del “Galata”, ovvero della similitudine,  “come il Galata muore, così, anche il territorio lodigiano…”