Mercoledì, il presidente del Venezuela Nicolás Maduro ha dichiarato che il colpo di Stato, della cui responsabilità ha incolpato gli Stati Uniti, è stato scongiurato grazie a quella che ha definito "un'indistruttibile unione civile-militare" che è maggioranza nel Paese ed è disposta a difenderlo.

Maduro ha aggiunto che gli Stati Uniti e Juan Guaidó "non riescono a capire la volontà assoluta [da parte della maggioranza del popolo venezuelano] di difendere questa rivoluzione, la nostra costituzione bolivariana, l'indipendenza nazionale e il diritto della gente di costruire il proprio futuro".

Alle parole di Maduro si sono poi aggiunte quelle del ministro della Difesa del Venezuela, Vladimir Padrino López che ha condannato le violenze aggiungendo che sono "promosse da gruppi della destra venezuelana".


Intanto il tentativo di colpo di Stato sta adesso assumendo anche un carattere internazionale con il presidente degli Stati Uniti Trump ed il segretario di Stato Usa Pompeo che accusano Mosca e Cuba di sostenere Maduro, intimando loro di sospendere in futuro qualsiasi iniziativa in tal senso, onde evitare conseguenze molto gravi. Mentre Cuba tace, la Russia ha risposto con il tramite del ministro degli Esteri Lavrov che ha ribaltato le accuse nei confronti Washington, parlando di violazione del diritto internazionale.


Ma il colpo di Stato è realmente terminato?

Juan Guaidó, di cui in queste ore si sono perse le tracce, tramite Twitter continua ad invitare la FANB (Fuerza Armada Nacional Bolivariana), il complesso delle forze armate venezuelane, a passare dalla sua parte. E alla stessa maniera si rivolge ai propri sostenitori continuando a chiamarli in strada, pubblicando via social foto di passate manifestazioni per dimostrare di avere dalla sua il sostegno di gran parte della popolazione, e dichiarando che sarebbero centinaia le sollevazioni in suo favore in tutto il Venezuela.


Come evolverà la situazione?

A questo punto Guaidó, dopo aver tentato il tutto per tutto, non può certo pensare di tornare indietro. E visto che il suo agire, guarda caso, combacia in toto con i tempi delle dichiarazioni dei principali rappresentanti dell'amministrazione Trump, è lecito pensare che l'auto proclamatosi presidente del Venezuela non farà alcun passo indietro.

Per questo il rischio di una guerra civile e di un bagno di sangue in Venezuela è sempre più concreto, oltre al fatto che a questo si andrebbe ad aggiungere anche l'aggravarsi dei rapporti già più che incrinati tra Stati Uniti da una parte e Russia e Cina dall'altra.


Infine, da non dimenticare l'aspetto grottesco e surreale di tutta la vicenda sottolineato dalle affermazioni di Trump, che dichiara gli Stati Uniti pronti a tutto in difesa della democrazia e della libertà in Venezuela... evidentemente un modo diverso di indicare il petrolio e gli interessi geopolitici Usa nell'America del Sud.