Il conflitto in Ucraina non è una partita a Risiko, anche se spesso le somiglia. I piani di interesse e di scopo sono molteplici, come lo sono gli attori in gioco (non certo soltanto due). Ma c’è almeno un obiettivo semplice, territoriale e conosciuto da anni che è quasi stato raggiunto: la completa incorporazione del Donbass nella Federazione Russa. A livello ufficiale le due ex oblast’ ucraine ed ex repubbliche separatiste di Donetsk e di Lugansk costituiscono dal 2022 soggetti amministrativi dello Stato russo. Tuttavia mancava ancora una notevole percentuale di territorio per definirsi complete.
Come scrivono anche testate mainstream britanniche e americane, dall’Economist al Newsweek, i russi hanno ormai definitivamente occupato quasi il 99% della regione di Lugansk. Non hanno ancora assestato la “spallata” per il 100% solamente perché i loro comandi preferiscono dare la precedenza ad altre zone più calde del fronte.
Questi dati provengono dalle analisi di Angelica Evans, che lavora per un ente che viene citato sempre come fonte affidabile e sicura dai media occidentali, e cioè l’Institute for the Study of War (ISW). La recente presa di centri logistici e minerari come Ugledar (Vuhledar) e l’imminente caduta di quelli come Pokovrosk, Kurakhove e Toretsk demoralizza le truppe ucraine, che ora mettono in dubbio il senso e l’efficacia dell’incursione di agosto in territorio russo.
Ne parla France24, che intervista i soldati ucraini sul tema. L’azione verso Kursk aveva galvanizzato Kiev e ridato entusiasmo al blocco filo-ucraino. Esauritasi la spinta e iniziato un lento contrattacco russo, e posto che non ci sono negoziati in vista, dopo due mesi ci si chiede per quale motivo i comandi ucraini insistano in quella zona, lasciandone sguarnite altre.