Ad affermarlo è il criminologo Vincenzo Musacchio. Crisi economica, emergenze nazionali, disordini, instabilità di governo, guerre e ricostruzione postbellica sono manna dal cielo per le mafie che su tali disgrazie speculeranno e faranno affari.

Oggi questa condizione è decisamente aggravata dal fatto che le mafie italiane (‘ndrangheta in primis) sono reti criminali che operano a livello transnazionale. Sia durante il conflitto, sia quando quest’ultimo cesserà, le mafie saranno sempre presenti e faranno tranquillamente i loro affari. I principali settori su cui accederei i riflettori dovrebbero essere le forniture di armi e munizioni, il traffico di esseri ed organi umani e la ricostruzione postbellica.

Manca il monitoraggio di armi e munizioni sia durante il conflitto, sia alla fine. Quante di queste armi e munizioni cadranno nelle mani delle mafie? Abbiamo un precedente cui fare riferimento.

Durante il conflitto e con la fine del medesimo, nei Balcani negli anni '90 c’è stato un mercato per la vendita di armi belliche, dove si sono approvvigionati mafiosi e terroristi. Credo (ma non me lo auguro) che si ripeterà la medesima situazione anche in Ucraina. Esplosivi, mitragliatrici, bombe e missili finiranno sul mercato nero e saranno facilmente accessibili alle reti criminali e ai gruppi terroristici di tutto il mondo. A rischio sono anche i nuovi flussi di profughi, c’è il settore delle forniture mediche e dei farmaci. Molti farmaci salvavita non si trovano più nei mercati legali.

La droga stessa è un altro settore in cui aumenteranno i guadagni. Cresceranno corruzione, riciclaggio di denaro sporco e le mafie avranno così la capacità di investire nell’economia e nella finanza ucraine. Assisteremo ad una sceneggiatura già scritta e vista in altri conflitti di natura bellica.


Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.  È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.