Nelle classiche dichiarazioni del giovedì alla vigilia di ogni gran premio, questo è ciò che hanno detto i piloti della Ferrari in occasione dell'appuntamento all'Hungaroring di questo fine settimana.

Carlos Sainz: "Nella scorsa gara abbiamo fatto un investimento, abbiamo sacrificato la corsa rinunciando ad ottimizzare il pacchetto per quella pista ma ci siamo portati a casa talmente tanti dati che credo che siamo riusciti a trovare la strada.Non siamo certo stati gli unici a soffrire nello sviluppo della vettura, basta guardare cosa è successo a tanti altri team. Probabilmente questo accade perché siamo al limite del margine di sviluppo con queste vetture e quello che ancora si può spremere da fondo e altre componenti lo si può vedere per davvero solo in pista, e non al simulatore. Sono convinto che ci sia la chance di tornare a lottare per la vittoria come è accaduto in Australia ad inizio stagione.L'Hungaroring una volta questa veniva chiamata ‘la Monte-Carlo senza muri', ma ormai è un circuito da media velocità, mentre la pista di Monaco è rimasta da bassa velocità. È una divisione che non ha più senso. Di sicuro con queste macchine guidare a Budapest è diventato più divertente".

Charles Leclerc è arrivato nel paddock dell'Hungaroring sorridente e determinato: "Credo che l'analisi dei dati delle ultime tre gare ci abbia aiutato. Sono convinto che la direzione che abbiamo preso sia quella giusta, anche se solo la pista confermerà quello che abbiamo visto in fabbrica.Abbiamo lavorato per avere una vettura meno estrema a livello di assetto e che ci consenta di sfruttarne il potenziale al meglio sia in gara che soprattutto in qualifica, quando si tratta di spingere al limite. Se guardiamo alla classifica, possiamo vedere quanto sia serrata la lotta tra i primi quattro team. Negli ultimi weekend ci sono mancati due o tre decimi, ma questo gap è bastato per condannarci a partire indietro, e per colpa di questo fatto abbiamo perso molti punti.Penso sempre a lui quando vado in pista, è stato il mio padrino sportivo e sono contento di portare con me sul casco in ogni corsa le sue iniziali e il suo numero – JB17 – che sono anche il nome della fondazione istituita dai suoi genitori".



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