Secondo quanto dichiarato dal presidente Michel Aoun, l'esplosione che nel tardo pomeriggio di martedì è avvenuta nel porto di Beirut, sconvolgendo l'intera città e causando gravi danni non limitati solo all'area portuale, è stata causata da 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, che sarebbero state immagazzinate in modo non sicuro.

Il nitrato d'ammonio è un composto chimico che, oltre ad essere utilizzato come fertilizzante, è anche utilizzato per produrre due tipi di esplosivo: Ammonal (in grado di sviluppare temperature intorno ai 3000° C.) e ANFO (Ammonium Nitrate Fuel Oil). 

L'esplosione ha causato la morte di almeno 100 persone e il ferimento di oltre 4mila. A questi dati, però, va aggiunto il numero di dispersi: attualmente oltre 100.

L'esplosione è stata così forte da essere avvertita anche dall'isola di Cipro, distante 240 km da Beirut, e scambiata in un primo momento per un terremoto.

Il Libano, ed in particolare Beirut, in passato sono stati scenario di tensioni politiche e sociali che hanno trasformato quella che era definita la Svizzera del Medio Oriente in un campo di battaglia, dove attentati e esplosioni si susseguivano quotidianamente.

Le tensioni politiche con le manifestazioni di piazza degli ultimi giorni contro il governo, che si vede costretto ad affrontare la peggiore crisi economica dalla guerra civile del 1975-1990, hanno fatto ritenere in un primo momento che l'esplosione fosse dovuta ad un attentato. 

In base alle prime ricostruzioni, il nitrato di ammonio era stato scaricato da una nave sotto sequestro nel porto. Che cosa abbia potuto innescare l'esplosione non è però ancora stato accertato.

Quel che è sicuro, però, è che le sue conseguenze si faranno sentire fin da subito sul Libano, Paese che importa la maggior parte delle sue necessità alimentari, grano compreso, anche tramite il porto di Beirut. La funzionalità del porto, nell'immediato, è a rischio e i beni in esso immagazzinati, cibo compreso, sono andati distrutti. Pertanto, oltre ai danni materiali, il Paese dovrà affrontare nel breve periodo anche il problema di una vera e propria carestia.