Il 25 febbraio, l'assessore al Welfare (sic!) della regione Lombardia, Giulio Gallera, definiva il premier Conte un ignorante, catalogando come inaccettabili le sue dichiarazioni. Di che cosa si era reso colpevole Giuseppe Conte? Di aver detto quello che era evidente a tutti: che il paziente identificato a Codogno come il primo paziente del focolaio epidemico del lodigiano non era stato subito riconosciuto come probabilmente affetto da Covid-19 dal personale sanitario dell'ospedale di Codogno. Questo ha fatto sì che il contagio da Covid potesse essere trasmesso al personale e ai degenti dell'ospedale oltre a diffondersi ulteriormente nella zona.

Ma il vero problema, però, è che due settimane prima era accaduto qualcosa di analogo in provincia di Bergamo, nell'ospedale di Seriate, ma di casi di contagio nella Bergamasca si inizia a parlare solo dal 23 febbraio.

Una delle zone più abitate e più produttive della Lombardia doveva essere essere messa in quarantena più o meno contemporaneamente alla provincia di Lodi, con la sola differenza che avrebbe dovuto essere messo in quarantena anche il capoluogo di provincia.

Non è possibile dire, adesso, se le amministrazioni locali (comuni e regione) non si siano accorte della situazione o abbiano fatto finta di non accorgersene, fatto sta che il 7 marzo, come dichiara lo stesso Gallera, le restrizioni - meno rigide delle attuali - applicate alla sola Lombardia vengono ritenute sufficienti:

«Le misure contenute nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono inedite e sicuramente molto forti, ma assolutamente necessarie per provare a contenere la diffusione di questo virus, che ha una velocità di contagio enorme, e per continuare a garantire cure salvavita a tutti. Giovedì 28 febbraio avevamo 51 pazienti in terapia intensiva, oggi, dopo 9 giorni, sono diventati 359. O si interviene in maniera netta oppure il sistema non sarà in grado di reggere a lungo».

Dopo 4 giorni, lo stesso Gallera però dichiarava:

«FINALMENTE IL GOVERNO HA RECEPITO LE NOSTRE RICHIESTE, inasprito le misure di limitazione della liberta’ di movimento e rallentato il battito del cuore del Paese. Sulla base delle crescenti difficoltà per la tenuta del sistema sanitario e delle unanime valutazioni dei nostri esperti (i migliori epidemiologi, infettivologi e intensivisti d’Italia [che però non si sono accorti del contagio in corso da giorni, ndr!]) sin da sabato avevamo chiesto di agire con risolutezza per riuscire a ridurre e possibilmente bloccare la diffusione del coronavirus [basti vedere quanto aveva dichiarato in precedenza, ndr!]. Dopo 4 giorni il Governo ci ha dato ragione e condiviso le nostre proposte attuandole per l’intero paese. Ora confidiamo che la contagiosità rallenti, saranno necessari almeno 15 giorni per misurare qualche miglioramento e VI GARANTISCO CHE CONTINUEREMO A DARE IL MASSIMO PER RESISTERE E CONTINUARE A GARANTIRE CURE ADEGUATE A TUTTI I LOMBARDI. Noi ce la metteremo tutta!!!»

Naturalmente dopo il dpcm dell'11 marzo, Gallera, entrato in modalità chiusura, non poteva non pretendere di più dal Governo, e così il giorno dopo dichiara:«Dopo una lettura attenta del Decreto approvato ieri notte dal Governo Conte, e soprattutto degli allegati, posso dire che il provvedimento poteva essere più incisivo e rigoroso, però è sicuramente un passo avanti importante. La necessità di azzerare la vita sociale, ridurre i contatti con le altre persone e adottare sempre misure di sicurezza anti contagio emergono comunque chiaramente. LA BATTAGLIA CONTRO IL CORONAVIRUS LA VINCIAMO NOI SE ADOTTIAMO STILI DI VITA IDONEI E SICURI. Da oggi Regione Lombardia farà di tutto per verificare che le attività commerciali e produttive che rimarranno aperte rispettino le norme di sicurezza previste».

E che dire del suo segretario di partito che, a fine febbraio, voleva riaprire tutto, corredando le sue dichiarazioni con la solita retorica dell'Italia über alles, oltretutto doppiamente ridicola pensando al suo passato quando l'Italia non esisteva ed esisteva solo la "Padania"?

In una situazione mai verificatasi prima, non è corretto dar pagelle, purché nessuno, però, sfrutti la situazione per farsi propaganda... la Lega, nonostante i numerosi errori su cui cinicamente sorvola, continua a cavalcare l'onda di quello che ritiene sia il sentimento corrente dell'opinione pubblica, facendo, di volta in volta, dichiarazioni che arrivano persino a smentire quelle fatte pochi giorni prima. 

Quindi, se la gente pensa che si debba riaprire, allora che si riapra. Se la gente ha paura e vuole star chiusa in casa, allora che si chiuda tutto. 

Un modo di governare che nell'Italia degli smemorati ha prodotto finora molti consensi. Il problema, però è che questa sfacciata ricerca del consenso stavolta non ha prodotto voragini nel debito pubblico, ma anche numerose persone decedute, specie nella provincia di Bergamo dove, secondo l'Eco di Bergamo, i morti per Covid-19 sono molti di più di quelli ufficiali, addirittura il doppio.

Ma per la propaganda leghista non c'è spazio per venire meno al proprio cinismo, come dimostra la dichiarazione di Matteo Salvini sull'ospedale da campo costruito alla Fiera di Bergamo: «Da domani sarà operativo l’ospedale alla Fiera di Bergamo, realizzato in 10 giorni e 16 mila ore di lavoro a titolo gratuito di alpini, di quasi 250 artigiani, di un bel po’ di tifosi della Curva dell’Atalanta. È un orgoglio per Bergamo, per la Lombardia e per l’Italia. Grazie alla Regione, ai medici, agli infermieri e a tutte le altre persone che ci lavoreranno».

A provvedere alla costruzione di quell'ospedale, oltre anche alla sua gestione, vi sarà pure Emergency il cui personale - 20 tra medici, infermieri, fisioterapisti e logisti - gestirà direttamente il reparto di terapia intensiva e sub-intensiva, il cuore della struttura. 

Un colpo duro per chi aveva definito l'ong di Gino Strada come una struttura nemica degli italiani, che si arricchiva alle loro spalle e favoriva il traffico dei migranti, oltre ad altre decine di accuse corredate da offese di vario genere. Pertanto, meglio non farlo sapere agli amici social, perché neppure la fantasia di Morisi e dei suoi scagnozzi potrebbe mascherare l'imbarazzo.


Ma al di là della propaganda, Salvini è ben consapevole di come sia stata gestita in realtà l'emergenza Covid da parte degli amministratori lombardi  (molti dei quali leghisti) e tanto è scarsa la fiducia che Salvini ripone nel loro operato che, approfittando della conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2020, n.18, recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 (1766), in discussione al Senato, il segretario della Lega si è fatto promotore, come primo firmatario, dell'emendamento su "Responsabilità datori di lavoro operatori sanitari e sociosanitari" (Proposta di modifica n. 123.1 al DDL n. 1766), che recita:

1. Le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e sociosanitari operanti nell'ambito o a causa dell'emergenza COVID-19, nonché le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio non determinano, in caso di danni agli stessi operatori o a terzi, responsabilità personale di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa, se giustificate dalla necessità di garantire, sia pure con mezzi e modalità non sempre conformi agli standard di sicurezza, la continuità dell'assistenza sanitaria indifferibile sia in regime ospedaliero che territoriale e domiciliare. 2. Dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall'insufficienza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali.
Evidentemente Salvini, al di là delle dichiarazioni roboanti che fanno da corredo alla sua propaganda, è ben conscio delle reali capacità degli amministratori leghisti e, per tale motivo, ha pensato bene di creargli uno scudo... o perlomeno ci sta provando.