Lunedì, il commissario agli Esteri dell'Unione europea, Josep Borrell, aveva ribadito ad Israele che l'Ue "non riconoscerà alcun cambiamento ai confini del 1967 se non concordato congiuntamente tra israeliani e palestinesi".

Questo in seguito alla fiducia ottenuta alla Knesset dal nuovo Governo Netanyahu con il Premier che, durante il suo discorso di insediamento, ha ribadito la volontà del suo esecutivo di procedere all'annessione di parte della Cisgiordania, quella che, a tutti gli effetti, dovrebbe formalmente diventare la nazione del popolo palestinese. 

Martedì, la Germania e l'Autorità Palestinese hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, dopo un incontro virtuale tra il  Primo Ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ed il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, in cui si esprimeva "grave preoccupazione" per l'intenzione di Israele di voler annettere parti dei Territori Occupati della Cisgiordania e della Valle del Giordano.

Infine, nella tarda serata di martedì, da Ramallah, il presidente dell'Autorità Paletsinese, Mahmoud Abbas, ha dichiarato la fine degli accordi e delle intese firmati con Israele e Stati Uniti, riconsegnando allo Stato ebraico la responsabilità della gestione della Cisgiordania.

"L'Organizzazione per la liberazione della Palestina e lo Stato della Palestina - ha dichiarato Mahmoud Abbas - sono assolti, ad oggi, da tutti gli accordi e le intese con i governi americano e israeliano e da tutti gli obblighi basati su tali intese e accordi, compresi quelli sulla sicurezza.L'autorità di occupazione israeliana, ad oggi, deve assumersi tutte le responsabilità e gli obblighi di fronte alla comunità internazionale come potenza occupante sul territorio dello stato occupato della Palestina, con tutte le sue conseguenze e ripercussioni basate sul diritto internazionale e umanitario internazionale, in particolare la Quarta Convenzione di Ginevra del 1949, che indica la potenza occupante responsabile della protezione della popolazione civile sotto l'occupazione e le sue proprietà, criminalizza le punizioni collettive, vieta il furto delle risorse, l'appropriazione e l'annessione dei terreni, vieta il trasferimento forzato della popolazione del territorio occupato e vieta il trasferimento della popolazione dello Stato occupante nella terra che occupa... indicandole tutte come gravi violazioni e crimini di guerra".

La scelta dell'AP è motivata dall'ufficializzazione delle intenzioni di Israele di annettere parti della Cisgiordania e dalle dichiarazioni degli Stati Uniti di voler supportare lo Stato ebraico in tal senso.

Secondo quanto riporta il quotidiano Haaretz, citando fonti palestinesi, al di là degli atti formali il coordinamento con Israele dovrebbe continuare, nel senso che non tutte le porte con Tel Aviv saranno chiuse, anche per questioni pratiche in relazione ai rapporti della Palestina con Paesi terzi, almeno prima che Ramallah non abbia siglato convenzioni internazionali e nuovi accordi di collaborazione.

L'arroganza di Israele, forse volendo approfittare del fatto che l'emergenza Covid può distrarre molti Paesi dal rispetto del diritto internazionale, è ormai senza limiti, decidendo di far conto solo sugli Stati Uniti di Trump e sui Paesi che del "trumpismo" hanno fatto una bandiera. Ma proprio per la sciagurata gestione della pandemia da parte dell'amministrazione Trump, non è così sicuro che l'attuale presidente possa essere rieletto a novembre ed il suo attuale avversario, Joe Biden, si è dichiarato contrario alla creazione di un Bantustan in Medio Oriente, ribadendo che l'unica soluzione possibile del conflitto tra israeliani e palestinesi è una soluzione a due Stati.

Netanyahu e Gantz hanno rischiato un "all-in", ma non è detto che abbiano le carte servite per portarsi a casa la posta.