Si acutizza in Sicilia il problema del randagismo, soprattutto per il rifiuto di una saggia gestione da parte di organi istituzionali ed enti governativi preposti, ai quali, per competenze territoriali e funzioni di statuto, spetterebbe l’obbligo della “protezione animali”.

E’ realmente accaduto ad una Signora che vive in provincia di Catania, di trovare fra Natale e Capodanno, all’ interno di un agrumeto disabitato dai proprietari ma accessibile agli estranei, cinque cagnolini da poco svezzati dalla madre.  I cuccioli si erano scavati una tana – una vera e propria buca – sotto il capanno agricolo  del fondo, con l'istinto innato per combattere le intemperie di stagione e  sopravvivere.

 Non potendoli adottare per motivi personali, la signora in questione ha ritenuto opportuno rivolgersi ai  Vigili Urbani  per  un intervento di soccorso immediato. Ma la risposta è stata che non avrebbero fatto un bel niente poiché  il canile municipale aveva chiuso i battenti e non era più operativo a causa della morosità  da parte dello stesso Comune. “E poi siamo in periodo Covid,  cosa vuole cara Signora, la Sicilia è in zona rossa…” hanno risposto in modo perentorio.

ENPA e OIPA, protezione animali?

In seconda battuta la Signora ha consultato un'amica veterinaria, la quale l’ha rimandata ad un altra  benefattrice  volenterosa con gli animali che, a sua volta, l’ha indirizzata  all’Enpa territoriale (Ente Protezione Animali), fornendole i numeri di telefono di coordinatrici e rappresentanti. La risposta iniziale è stata che avrebbero mandato qualcuno per provvedere a qualche busta di croccantini, niente di più, ma  che rimuoverli da lì, con un azione congiunta con le istituzioni (Vigili, Carabinieri, etc.) non era loro intenzione, troppo complicato chiamare i proprietari del sito per le autorizzazioni, provvedere alla cucciolata, avevano  altro da fare.  Impegno minimo anche per lo stallo a pagamento che, dopo un aleatorio tentativo dell'ente governativo, svanisce come il fumo di sigarette e non viene supportato da azioni concrete.

Così la Signora medita  un'altra soluzione (oltre all'inutile pubblicazione delle foto sui social), ovvero rivolgersi ad alcune sue conoscenti  di Firenze che, nel passato, si erano occupate di adozioni, centri di assistenza pet : niente da fare, le brave amiche sono impossibilitate nel dare aiuto,  purtroppo siamo in periodo Covid e sono sospese  le staffette dall’Isola verso le altre regioni, bisogna rivolgersi ad un altro Ente: Oipa, ovvero le guardie zoofile.

La Signora scrive un e mail dettagliata esponendo i fatti e, rapidamente, Oipa risponde che loro non intervengono per pianificare un futuro ai cuccioli randagi, sottolineando inoltre che la politica  dell’Ente non è  quella di chiudere i cani nei canili, né di trasferirli in altre regioni, bensì di lasciarli sulla strada e sfamarli. Però c’è un “però”: la Signora avrebbe dovuto diventare tutor dei 5 cuccioli, microcipparli e provvedere alla sterilizzazione delle femmine, in aggiunta al fatto che il tutoraggio sottintende la responsabilità della vita dei cani … la Signora ha replicato chiedendo che funzione avessero questi Enti Governativi (solo qualche croccantino?), ma  non ha ottenuto  risposta... Ovviamente è severamente vietato contattare Oipa telefonicamente ed il portavoce omette persino la sua firma.

Le viene ulteriormente suggerito di rivolgersi ad un associazione di volontari, dicasi Oasi del randagio, ma anche lì le rispondono che è tutto occupato e che non hanno posto …

Dall’inizio di gennaio ad oggi,  la Signora ha provveduto agli alimenti di questi cuccioli ma, mi confessa in privato, non riesce ad andare oltre e teme davvero che moriranno di stenti.    Coloro che indossano una divisa e sono pagati dallo Stato, compreso il mistero delle sovvenzioni,  sanno che tutti i decreti nazionali e regionali in periodo di pandemia, non vietano  di assistere gli animali, mentre rimane confermato il reato penale nel non assisterli e nell’abbandono.

Le estreme conseguenze del randagismo in Sicilia

Covid o non covid, l’insostenibile situazione del randagismo in Sicilia è un problema serio e  grave,  non potrebbe essere altrimenti se non ci fossero loschi intrecci e subdoli interessi speculativi, immobilismo, ma soprattutto disgusta quella finzione che  nasconde il reale interesse per gli animali da parte di chi ha competenze e incarichi precisi. 

L e risposte della natura, per i trattamenti ricevuti,  non tardano ad arrivare nel bene e nel male.

 Non avremmo dovuto   sorprenderci, quando abbiamo letto  cronache strazianti come la vicenda della dj Viviana Parisi ed il suo figlioletto Joele, entrambi trovati sbranati dai cani nei boschi di Caronia (Messina) lo scorso Agosto 2020: il monitoraggio di cani e gatti è molto importante, per la salvaguardia degli uomini e degli stessi animali, bisogna pianificare per loro, garantire  condizioni di benessere che non li portino alla fame estrema, alla ferocia e dunque ai pericoli. La cura in questo senso è soprattutto dimostrazione di un grado di civiltà acquisito, oltre che di amore e sensibilità.