L'8 dicembre ha segnato la fine del regime di Bashar al-Assad in Siria, chiudendo oltre 13 anni di guerra civile e mezzo secolo di governo della famiglia Assad. I ribelli siriani hanno preso il controllo di Damasco, dichiarando ufficialmente la cacciata del presidente.
La caduta del regime di Assad rappresenta un punto di svolta nella lunga e sanguinosa guerra civile siriana. Secondo un ufficiale dell'esercito siriano, il comando militare ha informato le truppe che l'era Assad era giunta al termine. Tuttavia, nonostante l'annuncio, le forze armate continuano a combattere contro gruppi ribelli in città strategiche come Hama, Homs e Deraa.
Bashar al-Assad, che ha governato con pugno di ferro seguendo l'eredità del padre Hafez, avrebbe lasciato Damasco nelle prime ore di domenica, dirigendosi verso una destinazione ignota. La sua partenza ha lasciato un vuoto di potere nella capitale che, secondo i ribelli, è stata conquistata senza incontrare significative resistenze militari.
La sconfitta del regime di Assad non segna solo la fine di un governo autoritario, ma rappresenta anche un colpo devastante per l'influenza di Russia e Iran nella regione. Questi due alleati storici del governo siriano hanno investito enormi risorse per sostenere Assad nei momenti critici della guerra civile, ma il loro ruolo è stato insignificante, se non addirittura ridicolizzato dal blitz messo dal movimento Hayat Tahrir al-Sham (HTS).
La coalizione dei ribelli ha promesso di lavorare per una transizione di potere, istituendo un governo transitorio con pieni poteri esecutivi. In una dichiarazione ufficiale, i loro leader hanno descritto questa fase come l'inizio della costruzione di una nuova Siria, basata sui sacrifici e sulla resistenza del popolo siriano.
Le strade della capitale sono state teatro di celebrazioni spontanee, con migliaia di cittadini che si sono radunati nelle piazze, scandendo slogan di libertà e sventolando bandiere nazionali. Per molti siriani, questa giornata rappresenta la fine di un'epoca di oppressione e l'inizio di un cammino verso la democrazia.
Anche il Consiglio Democratico Siriano, l'ala politica delle Forze Democratiche Siriane sostenute dagli Stati Uniti, ha salutato questo momento come una vittoria della libertà. Il CDS si è impegnato a lavorare per uno stato pluralistico e democratico che garantisca giustizia ed uguaglianza per tutti i cittadini, indipendentemente da etnia o religione.
Intanto, la sorte di Bashar al-Assad rimane avvolta nel mistero. Due alti ufficiali dell'esercito hanno riferito che il presidente ha lasciato Damasco domenica mattina in aereo. I dati del tracciato del presunto aereo della Syrian Air su cui si sarebbe imbarcato l'ex presidente siriano hanno registrato un'improvvisa inversione di rotta con una successiva scomparsa dai radar, alimentano l'ipotesi di un possibile incidente.
Alcune fonti hanno ipotizzato che Assad stesse cercando rifugio in Russia o Iran, ma l'assenza di conferme ufficiali e il mistero sul volo lasciano aperta la possibilità che possa essere morto.
Che cosa accadrà adesso non solo in Siria, ma in tutto il Medio Oriente, è un ulteriore mistero che si aggiunge a quelli a cui ancora è impossibile dare risposta. Come possono dei ribelli da soli stringere in una morsa (da nord, da sud e da est) un esercito regolare supportato da Russia, Iran e Hezbollah, avendone ragione in poco più di una decina di giorni? Se uno pensi alla possibilità che dietro vi sia il supporto di Stati Uniti e Israele non è di certo fuori strada.
Inoltre, quali saranno le conseguenze di questo nuovo assetto in Siria? Per la Russia il regime di Assad equivaleva ad avere una base che si affacciava sul Mediterraneo. Per l'Iran, più o meno era la stessa cosa, oltre alla possibilità di un supporto diretto con Hezbollah. Queste due nazioni ora dovrebbero ritirarsi con la coda tra le gambe senza colpo ferire dopo aver ricevuto tale umiliazione?
Israele ne approfitterà per rafforzare/estendere le proprie posizioni al confine con la Siria.
Ma tutto questo siamo sicuri che non si trasformerà in futuro (prossimo o remoto che sia) in una nuova miccia cha accenderà un conflitto, come minimo regionale?