In Puglia, al liceo scientifico «Francesco Ribezzo» di Francavilla Fontana, la professoressa di Lettere di una quinta, la docente Giulia Schiavone, nel programma di Educazione Civica ha inserito il libro di un autore con l'intento di sviluppare il pensiero critico dei suoi alunni.

Parlando di pensiero critico, uno si chiede quale possa esser stato l'autore (e il libro) che la signora Schiavone abbia scelto.

Non è Marx che ha contribuito in modo significativo alla teoria critica attraverso il suo lavoro sull'economia politica e la critica sociale. Il suo approccio al materialismo storico e alla lotta di classe ha influenzato notevolmente la teoria critica contemporanea.

Non sono neppure Theodor Adorno o Max Horkheimer, spesso associati alla Scuola di Francoforte, che hanno sviluppato l'idea della "dialettica negativa" e hanno analizzato la cultura di massa, la razionalità strumentale e le contraddizioni della società moderna.

Sarà forse Herbert Marcuse, altro personaggio chiave della Scuola di Francoforte, che ha sviluppato concetti come "società unidimensionale" e ha esplorato il modo in cui la cultura di massa può essere usata per sopprimere la critica sociale? No, neppure lui.

E non è neppure Paulo Freire, noto per il suo lavoro nell'educazione critica e nella pedagogia dell'oppresso, sviluppando l'idea di consapevolezza critica, che enfatizza l'importanza dell'azione politica. Con l'educazione civica ci azzeccherebbe, ma non è lui.

E non sono neppure Michel Foucault, che ha influenzato il pensiero critico attraverso concetti come "biopolitica" e "soggetto", o Jurgen Habermas, altro importante filosofo della Scuola di Francoforte, che ha sviluppato teorie sulla comunicazione, l'etica e la formazione dell'opinione pubblica, influenzando il pensiero critico in ambito sociale e politico.

Ma allora, chi diavolo è l'autore scelto dalla professoressa Schiavone?

Roberto Vannacci, il generale Vannacci con il suo libro (in violazione della legge Mancino, visto che promuove razzismo e xenofobia) "Il mondo al Contrario".

È uno scherzo? No. È tutto vero. E la professoressa ha pure ricevuto il placet della preside, tale Giuseppina Pagano, che ha dichiarato:

«Non so davvero il problema dove sia. ... Come diceva la professoressa che ha avuto l'idea, "per prendere le distanze da un libro bisogna leggerlo". Da me è venuto un solo genitore che ha ritenuto potesse esserci qualche problema, per cui sono andata ad accertarmi nella classe e ho parlato con i ragazzi che quasi mi guardavano perplessi e non capivano perché la cosa stesse suscitando un problema. Il lavoro è fatto per stimolare liberamente il pensiero dei ragazzi. Devono affrontare l'esame di Stato, sono abbastanza grandi ed è giusto che all'interno della scuola si faccia un lavoro del genere. Non so davvero il problema dove sia, dal momento che non si lasciano i ragazzi soli, alla mercè di quello che accade sui social, a livello mediatico. Anzi si dà loro degli strumenti in più per poterli affrontare nel modo giusto».

E per fare tutto ciò, si promuove la lettura di un libro che incita all'odio razziale, nega i diritti alle minoranze omosessuali e non è scritto neppure in un italiano perlomeno passabile.

In pratica, quei liceali dovrebbero sviluppare un pensiero critico sulle oscenità raccolte da un generale parafascista in un libro sgrammaticato. E questa viene descritta dal Governo Meloni come la "scuola del merito"!