Nove mesi dopo il lancio della Starliner di Boeing, gli astronauti della NASA Butch Wilmore e Suni Williams sono tornati sulla Terra martedì, concludendo una missione spaziale che avrebbe dovuto durare una settimana ma che invece si è trasformata in un'odissea di quasi 300 giorni. Il loro rientro, a bordo della navicella Crew Dragon di SpaceX, ha siglato la fine di una missione segnata da imprevisti tecnici, tensioni politiche e un inaspettato record di permanenza nello spazio.
Wilmore e Williams, veterani della NASA ed ex piloti collaudatori della Marina statunitense, erano partiti il 5 giugno 2023 a bordo della capsula Starliner di Boeing per una missione di prova di otto giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). L'obiettivo era certificare il veicolo come alternativa a SpaceX nel trasporto di equipaggi. Tuttavia, problemi al sistema di propulsione della Starliner hanno bloccato il loro rientro, costringendo la NASA a prolungare la permanenza sulla ISS e a organizzare un ritorno alternativo tramite SpaceX.
Martedì, dopo 286 giorni in orbita, i due astronauti si sono uniti all'equipaggio della missione Crew-9 e hanno affrontato un viaggio di 17 ore a bordo della Crew Dragon. L'ammaraggio è avvenuto nel pomeriggio nel Golfo del Messico, al largo della Florida.
La vicenda ha oltrepassato i confini della scienza, diventando un tema caldo nella politica americana. Il presidente Donald Trump, insediatosi a gennaio, ha accusato l'amministrazione Biden di aver “abbandonato” gli astronauti sulla ISS per motivi ideologici, chiedendone un rientro rapido. La NASA ha obbedito anticipando la missione Crew-9.
Trump ha annunciato che Wilmore e Williams visiteranno lo Studio Ovale, mentre Elon Musk, CEO di SpaceX e suo alleato, ha criticato il rifiuto dell'amministrazione Biden di approvare una missione ad hoc per il loro rientro già nel 2024. La NASA ha replicato che non era necessario , sottolineando che i costi aggiuntivi (tra i 100 e i 150 milioni di dollari) non sarebbero stati giustificati.
Il fallimento della missione Starliner rappresenta un duro colpo per Boeing, che sperava di competere con SpaceX nel mercato dei voli spaziali privati. Steve Stich, responsabile del Commercial Crew Program della NASA, ha dichiarato che la Starliner potrebbe dover effettuare un terzo volo senza equipaggio prima di ottenere la certificazione. Intanto, la Crew Dragon rimane l'unico veicolo statunitense operativo per il trasporto umano in orbita.
La permanenza prolungata ha permesso a Wilmore e Williams di contribuire a oltre 150 esperimenti scientifici sulla ISS, dalla biologia alla fisica dei fluidi. Tuttavia, vivere mesi in microgravità comporta rischi: atrofia muscolare, perdita di densità ossea e possibili danni alla vista.
Per Williams, questo terzo volo ha portato il totale a 608 giorni nello spazio, secondo solo ai 675 di Peggy Whitson tra gli astronauti USA. Il record assoluto resta al cosmonauta russo Oleg Kononenko (878 giorni).
Gli astronauti, dopo l'ammaraggio, sono stati trasferiti al Johnson Space Center di Houston per controlli medici approfonditi.