Le culle per la vita, strumenti concepiti per accogliere neonati non riconosciuti alla nascita, tornano al centro del dibattito pubblico. La sottosegretaria di Stato Fausta Bergamotto, rispondendo a un’interrogazione parlamentare presentata da Gilda Sportiello (M5S), ha illustrato l’impegno del Ministero della Salute a regolamentare e censire queste strutture su scala nazionale.
Cosa sono le culle per la vita?
Le culle per la vita sono dispositivi che permettono alle madri in difficoltà di lasciare in sicurezza i neonati in un ambiente protetto, garantendo l’anonimato e il tempestivo intervento sanitario. In Italia, la normativa attuale prevede che una donna possa partorire in anonimato e lasciare il bambino in ospedale, ma non esiste una legge che regoli specificamente l’istituzione e il funzionamento di queste culle.
In base alla risposta del Ministero, attualmente non esiste una disciplina normativa uniforme per le culle per la vita. Tuttavia, alcune regioni e strutture hanno attivato iniziative spontanee, come nel caso della Regione Puglia, dove sono presenti quattro culle:
- Bari, presso la parrocchia di San Giovanni Battista;
- Monopoli, nella chiesa di Sant’Antonio;
- Taranto, nel presidio ospedaliero Santissima Annunziata;
- Foggia, nell’Azienda ospedaliera universitaria.
Queste culle sono assimilabili a quelle utilizzate nelle terapie intensive neonatali, dotate di sensori per il monitoraggio dei parametri vitali e collegamenti immediati con il personale sanitario.
Il Ministero intende avviare un censimento nazionale per mappare tutte le culle esistenti, siano esse collegate a strutture sanitarie pubbliche o ad enti privati e fondazioni. Parallelamente, si dichiara disponibile a collaborare su proposte legislative che consentano di disciplinare in modo omogeneo l’istituzione e il funzionamento delle culle, tenendo conto delle competenze regionali.
Il contesto normativo e il supporto alle madri
La sottosegretaria Bergamotto ha evidenziato come l’attuale normativa tuteli già la donna attraverso:
- La possibilità di partorire in anonimato;
- La protezione giuridica del neonato;
- Il supporto sociale, economico e psicologico per la madre.
L’obiettivo resta quello di garantire un parto protetto e decisioni responsabili, offrendo alla madre un accompagnamento continuo e informazioni adeguate durante tutto il percorso della gravidanza.
Le criticità evidenziate
In sede di replica, la deputata Gilda Sportiello si è dichiarata “avvilita” dalla risposta ricevuta, sottolineando che il quesito mirava a ottenere risposte più concrete e dettagliate su una questione ancora poco strutturata. Ha inoltre criticato l’assenza di un piano d’azione chiaro da parte del Ministero:
"Infatti, al di là delle informazioni assolutamente mancanti e che già erano contenute nell'interrogazione che ho fatto al Ministero - lo so anch'io che non esiste una normativa, gliel'ho scritto, lo so anch'io che sono iniziative spontanee e l'ho scritto nell'interpellanza - la domanda era un'altra e non ho ricevuto risposte. Però, vede, sono veramente avvilita perché qui non ci si è limitati a dare una risposta o a provare a mettere qualcosa nero su bianco, giusto per dire di essere venuti in Aula a rispondere a un'interpellanza".