Il 6 ottobre, l'onorevole Meloni dichiarava che "il Green Pass è una grande arma di distrazione di massa. NULLA per il potenziamento dei mezzi pubblici. NULLA per le scuole. E ora tentano anche di criminalizzare chiunque ponga dei semplici dubbi sul green pass, distogliendo l’attenzione dai loro errori e dalle loro mancanze. Il certificato verde è a tutti gli effetti una grande arma di distrazione di massa".
Il 18 ottobre la Meloni se la prendeva contro la Polizia, identificata nella figura della ministra Lamorgese, per lo sgombero dei manifestanti che bloccavano uno degli accessi al porto di Trieste: "Idranti contro i lavoratori che scioperano al porto di Trieste. Lo stesso Governo che nulla ha fatto per fermare un rave illegale di migliaia di sbandati, nulla ha fatto per impedire l’assalto alla sede della Cgil, nulla fa per fermare l’immigrazione illegale e combattere le zone franche dello spaccio e della criminalità, che nulla fa contro le occupazioni abusive di case e palazzi privati, tira fuori dai depositi gli idranti per usarli contro dei lavoratori che scioperano pacificamente per non essere discriminati sul posto di lavoro. Così come vuole la Costituzione, così come richiesto pure dalla UE. Sindacati muti, media accondiscendenti, forze politiche di maggioranza plaudenti. Ecco in cosa stanno trasformando l’Italia".
La stessa Meloni che inveiva contro la Lamorgese per aver sciolto un assembramento non autorizzato di portuali in quel di Trieste, che tra l'altro era anche in violazione di una norma del decreto sicurezza fatto approvare dal suo alleato Salvini, in questi giorni invocava lo scioglimento di un rave party nella provincia di Torino dove per un paio di giorni si erano riuniti un migliaio di sbandati provenienti anche dall'estero.
A Trieste, le proteste e le manifestazioni che hanno generato un cluster che rischia di far ritornare quella provincia in area rossa, per la Meloni non sono un problema. In quel caso non se la prende con la ministra dell'Interno Lamorgese che, evidentemente, deve lasciare che proteste e manifestazioni si svolgano tranquillamente. Al contrario, per quattro disgraziati che si riuniscono - in ogni modo sbagliando e violando la legge - in un'area circoscritta finendo per contagiare per lo più loro stessi, il caso diventa nazionale... di una gravità assoluta.
Va bene fare opposizione e propaganda... ci mancherebbe... ma una tale incoerenza nel giudicare i fatti di cui la Meloni si occupa è ben oltre la decenza. Anche il ritornello della Lamorgese dimettiti perché sarebbe responsabile di qualsiasi nefandezza in relazione all'ordine pubblico è anche questo assurdo. Per la Meloni, e per il suo collega Salvini, in Italia non esistono più ispettori, commissari, questori, prefetti... l'ordine pubblico per loro dipende "direttamente" dal Viminale, che diventa così responsabile (in senso negativo) di qualunque evento che non sia gestito secondo le modalità indicate nel manuale del perfetto sovranista.
Ma l'incoerenza della Meloni non è finita qua.
Ieri è intervenuta in favore dei tifosi della Lazio:
"Fratelli d'Italia chiede al Governo di attivarsi immediatamente per impedire l'immotivata discriminazione creata dal provvedimento del Ministero dell'Interno francese che vieta l'ingresso in Francia a tutti i tifosi della Lazio o a chiunque si presenti come tale il 3 e 4 novembre.Ci troviamo di fronte a un pericoloso precedente: in occasione di una partita di calcio, in questo caso Marsiglia-Lazio, il governo di Parigi non si limita a vietare l'accesso allo stadio o alla città che ospita la partita ma arriva addirittura a negare l'accesso su suolo francese dai posti di frontiera stradali, ferroviari, portuali e aeroportuali, non solo a chi vorrebbe andare allo stadio ma a chiunque si dichiari sostenitore di una squadra.Ci aspettiamo dal Presidente del Consiglio Draghi e dal governo italiano una presa di posizione netta su un provvedimento che va contro tutte le leggi internazionali sulla libera circolazione delle persone".
La Meloni, però si è dimenticata di dire il motivo per cui La Francia non vuole i tifosi della Lazio, in base all'ordinanza del ministro dell'Interno francese Gerald Darmanin. Per giustificare la sua scelta il ministro parla di "comportamenti violenti" di alcuni supporter laziali e inoltre fa accenno alla "ripetuta intonazione di canti fascisti e all'esibizione di saluti romani" da parte loro.
Evidentemente la Meloni, che si oppone più che al fascismo al nostalgismo, non ritiene un problema che i tifosi della Lazio possano esportare all'estero ciò che è loro abitualmente consentito di fare in Italia: saluti romani e cori fascisti. Ma in tali frangenti, la Meloni non ha chiesto le dimissioni della Lamorgese.
Un caso?