Finalmente l’arcano è stato svelato. I migliaia di manifesti con la scritta in bianco Credo su sfondo gialli e blu, apparsi in mezza Italia. Chi pensava ad una trovata promozionale pro Ucraina, chi ad un messaggio criptico di qualche ricco imprenditore, chi, la maggior parte a dire il vero, immagina ad uno slogan politico in vista delle prossime elezioni.
Ed in effetti è proprio questo il senso del messaggio che la Lega ha preparato per lanciare la sua campagna politica. A svelarlo è stato lo stesso segretario Matteo Salvini.
"La Lega svela la parola chiave della propria campagna elettorale: CREDO, già apparsa in tutta Italia su manifesti senza altri riferimenti politici ma con i colori del logo elettorale (bianco, blu, giallo). Poco fa, la scritta è stata proiettata in quattro luoghi simbolo: porto di Lampedusa, Agenzia delle Entrate e sede Inps di Roma, stazione Centrale di Milano".
Dopo l'annuncio, l'hashtag credo sia balzato in prima posizione nei top trend del social. Ma al di là della spiegazione di una trovata che appare geniale nella sua semplicità e nello stesso tempo efficacia, rappresenta anche una sorta di cambio nella strategia comunicativa del leader leghista. Dopo mesi di polemiche, studi sociologici e politiche diffamatorie contro il responsabile della comunicazione forte del leader, Luca Morisi (a cui nessuno ha chiesto scusa dopo la sua assoluzione).
Questa comunicazione, guidata dal guru social Morisi, ragazzo geniale ma con qualche piccola perversione per la politica del “sangue e arena”, era mal sopportata anche da molti maggiorenti del partito stesso, che vedevano in essa un inasprimento dei toni, che alla fine, come è realmente successo, avrebbe rischiato di travolgere lo stesso segretario e renderlo come primario obiettivo dell’odio di tutti quelli haters di professione che proprio dalla creazione di un nemico comune trovano la loro stessa ragione di vita.
Invece, ora con una mossa forse anche un po' a sorpresa, ha voluto contraddistinguere in modo chiaro e semplice quattro punti chiave del suo programma ( riforma fiscale, immigrazione e sicurezza e pensioni in maniera pulita, semplice e coinvolgente allo stesso tempo. Touchè.
“Matteo che è uomo politico intelligente e soprattutto al contrario di quello che molti pensano è aperto alle critiche costruttive e a cambiare opinione e metodo se si rende conto che una cosa non funziona o non è adatta allo scopo per cui è prefissa. Sulla comunicazione ha capito che si stava esagerando ed ora ha deciso per un cambio di rotta” dice un deputato molto vicino al segretario leghista.
E sì Matteo Salvini sembra proprio essersi convinto che l’occasione è troppo importante per rischiare di fasrs trascinare da una sinistra, alla disperata ricerca di qualche appiglio per arroventare il clima, come già sta facendo con la Meloni, che anche lei molto intelligentemente sta assumendo una postura diligentemente moderata e volutamente poco propensa a rischiare di cadere nel tranello della polemica politica.
La parola d’ordine nel centrodestra è solo una: lasciar perdere le polemiche che convengono solo agli avversari. E Salvini da parte sua, dopo avere diligentemente riconosciuto il fatto che chi, all’interno della coalizione prende un voto più ha onere e onore di esprimere premier, ora si attiene anche alla regola di non cadere nella tentazione di accendere i toni con una sinistra col dente avvelenato.
Salvini ha ben capito che il suo obiettivo deve essere quello di portare la coalizione a vincere e a governare non quella di prevalere nella stessa ma senza poi arrivare all’obiettivo principale.
Gli italiani, stanchi da due anni di pandemia, da un'inflazione galoppante, una guerra che sta portando il costo della bolletta alle stelle, non hanno bisogno di ascoltare i politici che litigano non su tempi e contenuti, ma su argomenti che non dovrebbero avere diritto di tribuna, come fascismo, pericolo per la democrazia, populismo sovranismo, amicizie europee pericolose. Salvini e la Meloni, lo hanno ben capito e vanno dritti per la loro strada, senza lasciarsi tentare dalle iperboli e dalle promesse mirabolanti.
La vittoria è dietro l'angolo, ma certo la strada per arrivarci è ancora lunga ed irta di ostacoli e sarebbe un delitto se ad ostacolarla ci si mettessero gli stessi leader della coalizione. Ecco allora che anche uno slogan misterioso e semplice come quello lanciato dalla Lega, può bastare per far capire come il vento anche all’interno della Lega stia cambiando, anche sul fronte della comunicazione, più misurata ed attenta ad essere proattiva piuttosto che mirare alla demonizzazione di temi istanze e avversari.
Per quello basta la sinistra, che proprio sulla demonizzazione dell'avversario ha costruito la sua linea politica. E questo è stato reso possibile proprio perché prima Berlusconi e poi Salvini si sono prestati a questo gioco del gatto col topo, senza capire che la migliore risposta alle provocazioni della sinistra era quella della semplice indifferenza. Alla fine rimarrà sola la sinistra come un solitario lupo che abbaia alla luna.