Che cosa ha scritto Tria a Bruxelles per rispondere ai richiami della Commissione Ue sugli squilibri di bilancio della manovra 2018?

«Nel 2018 - ha dichiarato Tria - anche se l'Italia non ha soddisfatto i requisiti di riduzione del debito, il governo ha seguito un approccio prudente e responsabile.

Per quanto riguarda il 2018 – continua il ministro dell'Economia – sebbene le condizioni macroeconomiche non abbiano consentito all'Italia di soddisfare gli sfidanti requisiti della regola di riduzione del debito, ritengo che il governo abbia seguito un approccio prudente e responsabile.

Fin dal suo insediamento, non vi è stata alcuna decisione da parte del nuovo esecutivo che implicasse un allentamento della politica di bilancio per il 2018.

Sebbene la crescita economica abbia sorpreso al ribasso, principalmente a causa di fattori esterni, l'anno si è chiuso con una significativa riduzione del disavanzo delle amministrazioni pubbliche, attestatosi al 2,1 per cento del Pil, in discesa dal 2,4 per cento del 2017. Il saldo primario è salito all'1,6 per cento del PIL, dall'1,4 per cento dell'anno precedente; i pagamenti per interessi, espressi in rapporto al Pil, sono diminuiti di un decimo di punto, raggiungendo il 3,7 per cento».


Tria finge di non aver saputo quello che già nell'ultimo trimestre dello scorso anno tutti oramai sapevano, cioè che l'economia nel 2019 avrebbe rallentato, dicendosi pertanto sorpreso di una crescita al ribasso. Il nostro ministro dell'Economia non è credibile.

E non lo è neppure quando parla di riduzione dei disavanzi, dimenticandosi di ricordare che il deficit pubblico sta continuando a salire.


Tria ha però annunciato una nuova revisione della spesa dichiarando che «sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022».

Dichiarazione che non è piaciuta affatto alla componente grillina della maggioranza di Governo, che tramite Di Maio, che con Tria non ha concordato nulla sui contenuti della risposta da dare a Bruxelles, ha fatto sapere che non ci saranno comunque tagli alle spese sociali, a partire sia dal reddito di cittadinanza che da quota 100.


Inoltre, Tria ha rimesso sul tavolo l'aumento dell'Iva come clausola di salvaguardia a tutela dei conti per poi annunciare una semplificazione del sistema fiscale, riducendo il numero degli scaglioni e la pressione fiscale gravante sulla classe media, e nuove norme per migliorare la fedeltà fiscale, misure accompagnate da una revisione di detrazioni ed esenzioni fiscali.


La risposta di Tria, a ben vedere sembra il risultato di contenuti buttati alla rinfusa in un frullatore, con l'intento non tanto di convincere la Commissione della bontà di quanto fatto finora dal Governo, quanto di prendere tempo in attesa di momenti migliori, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello politico.

Infatti, permane il gelo tra Di Maio e Salvini con quest'ultimo che ad ogni ora continua a dettare scadenze e ultimatum per nuovi provvedimenti bandiera della Lega che vengono promossi sui profili social come irrinunciabili, evidentemente cercando di arrivare alla rottura con i grillini che dovrebbero poi essere incolpati di aver fatto cadere il Governo.

Una sceneggiata che non pare rappresentare un gran cambiamento rispetto a quelle del passato. Per questo, Tria deve aver ritenuto inutile scervellarsi per dare una risposta credibile sui conti, di fronte alla prospettiva di rimanere in carica solo per l'ordinaria amministrazione, in attesa delle politiche, oppure di un nuovo Governo, anche se tale ipotesi sembra al momento poco percorribile.

 

Aggiornamento.
Il ministero dell'Economia, a fine pomeriggio ha inviato una nota che "smentisce nel modo più categorico le notizie di stampa che anticiperebbero i contenuti della lettera che il ministro Tria si prepara a inviare alla commissione Ue.

Tali contenuti non corrispondono alla realtà. Come si potrà constatare quando si prenderà visione della lettera che sarà firmata dal ministro e inviata a Bruxelles".