Negli Stati Uniti, le istituzioni del Paese viaggiano su binari separati. Da una parte il presidente eletto, Joe Biden, che finora ha scelto come strategia quella di ignorare le manovre del presidente in carica che sta cercando una via legale per impedire il riconoscimento del voto, e organizza la sua squadra in modo da poter fare qualcosa di utile per il paese già fin dal 20 gennaio, data d'inizio del suo mandato. 

Unico vero ostacolo per Biden è rappresentato dalla General Services Administration (GSA) al cui vertice è Emily Murphy, che deve riconoscere formalmente la sua vittoria per sbloccare le risorse federalidestinate al finanziamento del processo di transizione.

Ancora non lo ha fatto, nonostante le pressioni del futuro nuovo capo dello staff della Casa Bianca, Ron Klain, prima nomina di Biden.

Nei prossimi giorni, il neo presidente annuncerà nuovi ingressi nella sua squadra, con le nomine del segretario al Tesoro e del segretario di Stato. Quello delle nomine, per l'amministrazione Biden, non sarà un passaggio di poco conto, sia per l'emergenza Covid, sia per le aspettative dell'ala sinistra del partito democratico, rappresentata dai suoi ex avversari alle presidenziali, Warren e Sanders, che per la sua elezione è stata più che determinante mobilitando il voto dei giovani. 

Sull'altro binario, il presidente Trump continua a collezionare ulteriori deragliamenti giudiziari nelle cause intentate per invalidare i risultati elettorali. Il problema, però, per il team dei suoi legali guidato da un sempre più deciso e ostinato Rudolph Giuliani, è che nessun giudice ha preso sul serio i ricorsi presentati.

L'ultimo che si è espresso è un giudice della Pennsylvania, Matthew Brann, che ha respinto il ricorso dei legali di Trump paragonandolo al mostro di Frankenstein, a causa delle argomentazioni cucite un po' a casaccio. Dopo il riconoscimento del risultato del voto da parte della Georgia, nel caso in cui anche la Pennsylvania, con i suoi 20 delegati, facesse altrettanto, Biden avrebbe formalmente raggiunto i 270 delegati che sancirebbero la sua vittoria, al di là di qualsiasi altra mossa volessero tentare Trump e i suoi legali che adesso sembrano guardare alla Corte Suprema, come ultima possibilità.

Tutto questo mentre Trump continua a negare la realtà... 


e a spargere veleno su chi lo invita a prendere atto del risultato delle urne, come aveva fatto il governatore repubblicano del Maryland, Larry Hogan, in una intervista rilasciata alla CNN...