«È finito il vertice di Parigi sulla vicenda Ucraina e non sappiamo quale posizione abbia portato Giorgia Meloni.È difficile dirlo visto che non esiste la posizione italiana, ma diverse articolazioni. Da un lato Forza Italia, sempre con le armi in pugno ma europeisti, dall’altro i leghisti, che fanno sapere di pensarla all’opposto perché Trump ‘è una opportunità, non un problema per l'Europa".Questa non è una maggioranza, è un campo di battaglia e in mezzo c’è Giorgia Meloni, che fin qui è scappata, disertando il vertice di Parigi sull’intelligenza artificiale e quello di Monaco della NATO. Ma oggi è dovuta andare senza farci conoscere prima la sua posizione. Ebbene sappia che deve venire in Parlamento ad illustrarla, come ho chiesto oggi in aula, perché la situazione è grave e non basta un po’ propaganda nelle conferenze stampa o sui social.Non basta perché tre anni fa allo scoppio della guerra spiegammo subito nei nostri interventi che in tanti stavano ammazzando l’europeismo per dare nuova linfa ad un atlantismo cieco che ci avrebbe fatto solo danni.Giorgia Meloni era tra questi. Ha schierato l’Italia dalla parte della via militare di chi diceva "avanti fino alla vittoria contro la Russia" dimenticando di esercitare un ruolo nella diplomazia mentre morivano centinaia di migliaia di persone e gli europei pagavano un prezzo economico altissimo.Oggi che c’è Trump e il vento gira, gira anche la banderuola di Meloni, che ancora una volta dimentica gli interessi di casa sua, cioè dell’Europa.Così non va. Sì sono vantati per due anni dell’autorevolezza di Meloni all’estero, ma la verità è che Meloni non sa che pesci pigliare, si nasconde e cerca solo un nuovo capo cui dare ragione».
Così Nicola Fratoianni, AVS, ha correttamente fotografato la performance a Parigi di Meloni, una leader in fuga perenne da qualsiasi problema che non la possa far apparire come credibile, vincente, assennata, ecc.
Dopo il vertice di ieri, essendo fuggita senza pronunciare neanche una sillaba, una posizione ufficiale del governo Meloni e dell'Italia sui colloqui di Mosca e Washington che prendono il via oggi a Riad non è possibile conoscerla. Vi è però una posizione ufficiosa fatta trapelare dall'Agenzia Stefani, ex Ansa, a seguito di quanto le è stato riportato da "fonti" di Palazzo Chigi:
«Giorgia Meloni riparte da Parigi al termine di un vertice "interlocutorio", convocato d'urgenza da Emmanuel Macron e di cui non ha condiviso i presupposti, e la scelta degli inviti. Perché la sede naturale dove prendere decisioni comuni dei 27 doveva essere Bruxelles. E perché andavano sentiti, seppure in un formato ridotto, quantomeno quei paesi che con la Russia condividono centinaia di chilometri di confine e più sono esposti, un concetto sottolineato dalla premier al tavolo, "al rischio di estensione del conflitto". Non solo, non si può trattare, avrebbe sottolineato, di un "formato anti-Trump", anzi: gli Usa lavorano per "giungere a una pace e noi - avrebbe chiarito la premier - dobbiamo fare la nostra parte". Nessuno, a Roma, mette in dubbio l'urgenza del momento, dopo l'accelerazione inaspettata di Donald Trump e l'incontro organizzato in fretta e furia a Riad tra la delegazione americana e quella russa per esplorare le condizioni per un negoziato di pace con Kiev. Però certo, è la convinzione ai piani alti dell'esecutivo, bisognava coinvolgere i paesi baltici e pure Svezia e Finlandia, appena entrate nella Nato. La premier dopo lunga riflessione decide comunque di partecipare al summit per portare tutte le perplessità dell'Italia - e lo confermano alcune espressioni che si vedono dalle immagini al tavolo - a partire da quelle sull'ipotesi di dispiegare soldati europei in Ucraina. Una opzione che Meloni avrebbe definito davanti agli altri leader "la più complessa e la meno efficace". Soprattutto senza adeguate "garanzie di sicurezza" per Kiev, senza le quali qualunque negoziato rischierebbe, secondo la premier, di fallire. Meloni avrebbe esortato quindi a "esplorare altre strade" e soprattutto a coinvolgere gli Stati Uniti perché, il suo ragionamento "è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana". Non solo. Meloni avrebbe anche condiviso, nel merito, le critiche mosse dal vicepresidente Usa Vance.L'attuale amministrazione ha certo "lanciato una sferzata" al Vecchio continente, avrebbe puntualizzato Meloni ricordando che "analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee"».
Pertanto, sintetizzando il Meloni pensiero, l'Europa dovrebbe scodinzolare a Trump, così come ha fatto con Biden e, per di più, dovrebbe promuovere l'avanzata del nazifascismo nel continente, abolendo anche qualsiasi ostacolo legislativo ai fatturati delle multinazionali HiTech dei nuovi amici che finanziano il neo dittatore statunitense... che è quanto ha sostenuto da Vance a Monaco.
Non una sorpresa... tutt'altro.