Avendo avuto rassicurazioni dall'amministrazione Trump di un pieno appoggio nel poter continuare la propria politica di apartheid e genocidio, lo Stato ebraico prosegue a violare gli accordi di cessate il fuoco sia in Libano che nella Striscia di Gaza, oltre a commettere crimini di guerra e contro l'umanità anche nei Territori Occupati.
Per permettere che tali violazioni non abbiano conseguenze anche in futuro, Washington ha avviato una campagna di delegittimazione delle istituzioni che, pur a fatica, agiscono per il rispetto e la tutela del diritto internazionale umanitario. In attesa di scatenare una controffensiva contro la Corte Internazionale di Giustizia (più complicata perché è un organismo dell'ONU riconosciuto dagli Stati membri), l'amministrazione Trump ha avviato una campagna di delegittamazione e ritorsioni contro la Corte Penale Internazionale e i suoi membri, colpevoli di voler perseguire i crimini commessi dallo Stato ebraico.
A ruota, movimenti politici e lobby europee, di stampo nazifascita o sovranista che dir si voglia, si stanno adoperando perché gli Stati europei facciano altrettanto. Clamoroso il mancato supporto alla CPI in una votazione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite da parte del governo (post) fascista di Giorgia Meloni, considerando che la CPI è conseguenza di uno Statuto contro i crimini di guerra e il genocidio firmato a Roma!
Nonostante questo sia il clima, da segnalare come nota di speranza la perseveranza con cui la Hind Rajab Foundation continui la sua opera di denuncia contro i crimini di cui cittadini dello Stato ebraico si sono resi responsabili.
Ultimo obiettivo della HRF è il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar che nei prossimi giorni "dovrebbe" recarsi a Bruxelles.
La Hind Rajab Foundation ha ufficialmente presentato una denuncia alla Corte Penale Internazionale, chiedendo un mandato di arresto per Sa'ar, per crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi durante l'attacco militare in corso da parte di Israele a Gaza dal 7 ottobre 2023.
Sa'ar, membro di spicco del governo di Netanyahu e figura chiave nel processo decisionale di Israele, ha svolto un ruolo centrale nella definizione e nell'attuazione di politiche che hanno portato a sfollamenti di massa, punizioni collettive e attacchi sistematici contro i civili palestinesi.
Le sue dichiarazioni pubbliche e le sue decisioni politiche indicano una partecipazione diretta e indiretta a questi crimini, nonché incitamento alla violenza e ostruzione dei meccanismi di giustizia internazionale.
In precedenza, un altro ministro israeliano denunciato per gli stessi crimini dalla HRF aveva rinunciato a recarsi in Europa.