Garantire il buon funzionamento del mercato unico, compresa la libera circolazione di beni e servizi, sia online che nel mondo fisico.Aiutare le piccole e medie imprese e le start-up a crescere, espandersi e assumere più persone, anche attraverso un migliore  accesso ai finanziamenti.Stabilire  condizioni di parità in tutto il mercato unico e affrontare gli effetti distorsivi delle sovvenzioni estere, in particolare in relazione agli appalti pubblici.Elaborare una strategia globale a  lungo termine per aiutare l'industria europea a guidare la transizione  verde e digitale, garantendo nel contempo una concorrenza leale...

Quelle appena elencate sono solo le prime quattro delle ben quattordici competenze affidate da Ursula von der Leyen al francese Thierry Breton, commissario al Mercato interno della Commissione che dal 2019 al 2024 ha governato l'Unione europea.

A sorpresa, lunedì 16 settembre, Thierry Breton ha annunciato le sue dimissioni dalla Commissione Ue "con effetto immediato", spiegandone il motivo in una lettera indirizzata a von der Leyen, da lui resa pubblica tramite la piattaforma X.

Nella lettera, Breton ha ricordato a Ursula von der Leyen che il 24 luglio lei  aveva chiesto agli Stati membri di indicare i nomi di due candidati per la nuova Commissione, aggiungendo che ciò non era necessario nel caso in cui si fosse desiderato confermare il candidato già in carica. Macron il giorno dopo ha risposto a von der Leyen designando il già commissario Breton per un nuovo mandato.

Pochi giorni fa, afferma Breton, von der Leyen ha chiesto a Macron di nominare un nuovo candidato, adducendo ragioni personali di cui non aveva in precedenza discusso con il commissario al Mercato interno.

E tanta era la necessità che Macron accettasse l'offerta che la presidente gli ha promesso un portafoglio ancor più importante per la Francia nella nuova Commissione.

A seguito di ciò, logicamente e correttamente, Breton ha rassegnato le proprie dimissioni dagli incarichi assegnatigli con effetto immediato.

Nella tarda mattinata, l'Eliseo ha proposto il nome di Stéphane Séjourné, ex eurodeputato e ministro degli Esteri dimissionario come nuovo candidato in quota alla Francia.

Ursula von der Leyen ha preso atto delle dimissioni di Breton, "ringraziandolo per il suo lavoro".

I rapporti tra i due erano diventati tesi da quando Breton, nella scorsa primavera, si era fatto portavoce di una rivolta all'interno dell'esecutivo di Bruxelles per contestare il modo di governare della presidente, diventato leaderistico e poco collettivo, mettendo anche in dubbio l'etica di Ursula von der Leyen in relazione al cosiddetto Piepergate, dopo la nomina a fine gennaio di un inviato Ue responsabile delle piccole e medie imprese, una carica ben pagata all'interno della Commissione con più di 20.000 euro al mese con contratto quadriennale, rinnovabile dopo due anni.

L'incarico è stato assegnato all'eurodeputato tedesco del Ppe Markus Pieper poche settimane prima del congresso di Bucarest di inizio marzo, durante il quale il Partito popolare europeo ha appoggiato un secondo mandato per il presidente della Commissione.

Il bubbone è scoppiato con il voto di sfiducia del Parlamento europeo contro Ursula von der Leyen, a ridosso delle elezioni europee di giugno, e Markus Pieper ha dovuto rinunciare all'incarico.

Quanto accaduto, da alcuni media francesi, è stato anche messo in relazione con la composizione del nuovo governo da parte di Michel Barnier, ma da Matignon non sono arrivate conferme in tal senso.

Per von der Leyen, le dimissioni di Breton - per il fatto che comunque aveva intessuto relazioni con altri membri della Commissione che continueranno a farne parte anche nella nuova composizione - potrebbero essere un ulteriore problema di equilibri politici che si aggiunge al nodo Fitto nei confronti del quale hanno mostrato più che qualche contrarietà socialisti, verdi e liberali.

Inoltre, la "vendetta" di von der Leyen per la mancata nomina di Markus Pieper è un danno alla sua immagine (quanto accaduto era sconosciuto alla maggior parte dell'opinione pubblica) che adesso non può che screditarla, mettendo in difficoltà (presso il loro elettorato) i gruppi al Parlamento Ue (escluso il Ppe) che hanno appoggiato la sua ricandidatura.