Questo è stato l'intervento della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel dibattito alla plenaria del Parlamento europeo sulle riunioni del Consiglio europeo e sulla sicurezza nell'Ue:

"Alcide de Gasperi ha detto: "Non abbiamo bisogno solo della pace tra noi, ma di costruire una difesa comune. Non si tratta di minacciare o conquistare, ma di scoraggiare qualsiasi attacco dall'esterno, guidato dall'odio contro un'Europa unita. Questo è il compito della nostra generazione". Sono passati 70 anni, ma la nostra generazione si trova di fronte allo stesso identico compito. Perché la pace nella nostra Unione non può più essere data per scontata. Stiamo affrontando una crisi di sicurezza europea. Ma sappiamo che è nella crisi che l'Europa è sempre stata costruita. Quindi, questo è il momento della pace attraverso la forza. Questo è il momento di una difesa comune. E al Consiglio europeo, ho visto un livello di consenso sulla difesa europea, che non è solo senza precedenti, ma era completamente impensabile solo poche settimane fa. C'è una nuova comprensione del fatto che dobbiamo pensare in modo diverso e agire di conseguenza. Abbiamo iniziato a mobilitare le enormi risorse dell'Europa. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sarà necessario più coraggio. E altre difficili scelte ci attendono.L'ordine di sicurezza europeo è scosso e molte delle nostre illusioni sono state infrante. Dopo la fine della Guerra Fredda, alcuni credevano che la Russia potesse essere integrata nell'architettura economica e di sicurezza europea. Mentre altri speravano che potessimo contare indefinitamente sulla piena protezione dell'America. E così, abbiamo abbassato la guardia. Abbiamo tagliato la nostra spesa per la difesa da una media di routine di oltre il 3,5% a meno della metà. Pensavamo di godere di un dividendo di pace. Ma in realtà, stavamo solo gestendo un deficit di sicurezza. Il tempo delle illusioni è ormai finito. L'Europa è chiamata a prendersi maggiormente cura della propria difesa. Non in un futuro lontano, ma già oggi. Non con passi incrementali, ma con il coraggio che la situazione richiede. Abbiamo bisogno di un'impennata nella difesa europea. E ne abbiamo bisogno ora.Ne abbiamo bisogno prima di tutto a causa della situazione in Ucraina. C'è l'urgente necessità di colmare le lacune nelle forniture militari dell'Ucraina e di fornire all'Ucraina solide garanzie di sicurezza. Ma questo momento di resa dei conti non riguarda solo l'Ucraina. Riguarda tutta l'Europa e la sicurezza del nostro intero continente. Putin ha dimostrato più e più volte di essere un vicino ostile. Non ci si può fidare di lui, lo si può solo scoraggiare. E sappiamo che il complesso militare russo sta superando il nostro. Se consideriamo la spesa militare in termini reali, il Cremlino sta spendendo più di tutta l'Europa messa insieme. La produzione europea è ancora su un ordine di grandezza inferiore. E al di là delle capacità tradizionali, la gamma di minacce che affrontiamo si sta ampliando di giorno in giorno. Il Parlamento europeo sostiene da anni che l'Europa deve fare di più. E avevate assolutamente ragione. In quest'epoca più pericolosa, l'Europa deve farsi avanti. E questo è l'obiettivo del piano che ho presentato ai leader la scorsa settimana. La sua logica è semplice: vogliamo tirare ogni singola leva finanziaria che abbiamo per rafforzare e accelerare la nostra produzione di difesa. Con il piano REARM Europe, possiamo mobilitare fino a 800 miliardi di euro. Vorrei soffermarmi brevemente su alcune delle sue caratteristiche principali.Innanzitutto, sulla clausola di salvaguardia nazionale. Vorrei iniziare con il motivo per cui è fondamentale mobilitare i bilanci nazionali. Oggi spendiamo poco meno del 2% del nostro PIL per la difesa. Ogni analisi concorda sul fatto che dobbiamo andare oltre il 3%. L'intero bilancio europeo raggiunge solo l'1% del nostro PIL. Quindi è ovvio che la maggior parte dei nuovi investimenti può provenire solo dagli Stati membri. Ecco perché stiamo attivando la clausola di salvaguardia nazionale, prevista dalle nostre nuove regole fiscali. Si tratta di un nuovo strumento creato solo l'anno scorso. E proponiamo di attivarlo in modo controllato, vincolato e coordinato, per tutti gli Stati membri. Ciò può trasformare i nostri bilanci della difesa in modo rapido ed efficace. Gli Stati membri potrebbero mobilitare fino a 650 miliardi di euro nei prossimi 4 anni, aggiungendo l'1,5% del PIL ai loro bilanci della difesa in 4 anni. È una cifra enorme. E tuttavia il Consiglio europeo ci ha incaricato di esplorare ulteriori misure, per facilitare una spesa per la difesa significativa a livello nazionale, garantendo al contempo la sostenibilità del debito.In secondo luogo, il Consiglio europeo ha approvato la nostra proposta per un nuovo strumento finanziario. Lo chiamiamo SAFE. Security Action for Europe. Offriamo agli Stati membri fino a 150 miliardi di euro in prestiti, da investire seguendo alcuni principi di base. Potrebbero concentrarsi su alcuni ambiti di capacità strategica selezionati, dalla difesa aerea ai droni, dagli abilitatori strategici al cyber, per citarne alcuni, in modo da massimizzare l'impatto dei nostri investimenti. Questi prestiti dovrebbero finanziare gli acquisti dai produttori europei, per aiutare a rafforzare la nostra industria della difesa. I contratti dovrebbero essere pluriennali, per dare all'industria la prevedibilità di cui ha bisogno. E infine, ci dovrebbe essere un focus sugli appalti congiunti. Abbiamo visto quanto questo possa essere potente. Pensate alle iniziative guidate da Repubblica Ceca e Danimarca per fornire armi e munizioni all'Ucraina. Una nazione ha preso l'iniziativa. Altre si sono unite, per piazzare ordini più grandi. L'industria è cresciuta e i prezzi sono scesi. È stato rapido ed efficiente. Ed è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento: velocità e scalabilità. Ecco perché abbiamo scelto la procedura di emergenza ai sensi dell'articolo 122, che è stata concepita proprio per i momenti in cui "sorgono gravi difficoltà nella fornitura di determinati prodotti". In altre parole, il 122 ci consente di raccogliere denaro, di prestarlo agli Stati membri affinché investano nella difesa. Questo è l'unico modo possibile per un'assistenza finanziaria di emergenza ed è ciò di cui abbiamo bisogno ora. Terremo costantemente aggiornato il Parlamento sui progressi.Questo mi porta al terzo punto, sui fondi di coesione. Questa è una possibilità che stiamo offrendo agli Stati membri. Gli Stati membri avranno la possibilità di reindirizzare parte dei loro fondi non impegnati a progetti legati alla difesa. Potrebbe trattarsi di infrastrutture o ricerca e sviluppo. Sarebbe volontario, per coloro che vogliono fare un ulteriore sforzo. Spetterà al Parlamento e al Consiglio decidere su questa opzione aggiuntiva. Per lo stesso motivo, REARM Europe include anche misure per mobilitare investimenti privati, con la Banca europea per gli investimenti e la nostra imminente Unione del risparmio e degli investimenti. Vorrei aggiungere che questo avrà anche ricadute positive per la nostra economia e la nostra competitività. Saranno necessarie nuove fabbriche e linee di produzione, che creeranno buoni posti di lavoro proprio qui in Europa. La spinta agli investimenti si farà sentire ben oltre il settore della difesa, dall'acciaio allo spazio, dalle grandi aziende di trasporto alle innovative start-up di intelligenza artificiale. Insieme, abbiamo le dimensioni per scoraggiare qualsiasi paese ostile. Abbiamo il potere economico. E ora, finalmente, abbiamo anche la volontà politica.Vorremmo tutti vivere in tempi più pacifici. Ma sono convinto che, se scateniamo il nostro potere industriale, possiamo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci del male. È tempo di costruire un'Unione Europea di Difesa che garantisca la pace nel nostro continente attraverso l'unità e la forza. Questo è il momento dell'Europa. E l'Europa sarà all'altezza. Grazie e lunga vita all'Europa".

Che considerazioni possiamo trarre da quanto detto, nuovamente, da Ursula von der Leyen?

Che l'Europa deve riarmarsi per difendersi dalla minaccia della Russia. Visto che la presidente della Commissione Ue non ha fatto riferimento ad armi nucleari, la minaccia russa sarebbe rappresentata, nell'immediato, dal suo armamento convenzionale. Se uno legge il resoconto del quotidiano online Ukrainska Pravda, l'arsenale russo, oltre all'esercito, si è infranto sul muro ucraino... senza neppure che Kiev abbia mai avuto una copertura aerea adeguata. Non solo. Se il "visionario" Biden (in passato ha affermato di aver sempre creduto alla minaccia di invasione formulata da Putin) avesse fornito fin da subito all'Ucraina dei semplici obici, fatti poi arrivare in quantità solo dopo che era stato respinto l'attacco a Kiev, l'esercito russo non avrebbe potuto conquistare la parte meridionale del territorio ucraino e la guerra sarebbe finita dopo pochi mesi.

Pertanto, la considerazione primaria è: perché l'Ue dovrebbe "riarmarsi" per difendersi da un esercito, quello russo, che è oggettivamente un gigante di cartapesta o di pasta sfoglia... perché persino la pasta frolla finisce per essere troppo consistente come termine di paragone?

Lo scorso anno i Paesi dell'Ue hanno speso oltre 320 miliardi in armamenti, raddoppiando la spesa rispetto a 8 anni fa... ma non basta. Eppure, un paio di anni fa, il "mitico" Draghi diceva che non era necessario spendere di più in armi, ma spendere meglio, riferendosi a quanto gli avevano detto i militari che si lamentavano di un mancato coordinamento tra i vari Paesi nella scelta di armamenti e munizioni, cosa che avrebbe permesso di spendere meno, concentrando gli acquisti in modo mirato, senza rischiare di comprare due volte ciò che era già sufficiente.

Tutto questo ci porta a considerare ciò che manca nel discorso di von der Leyen: qualsiasi riferimento, se non ad un esercito europeo, almeno ad una difesa comune europea, parallela alla NATO, da sviluppare in funzione di un futuro esercito europeo. Una ipotesi fantasiosa e surreale? L'esatto opposto, perché gli Stati dell'Ue sono anche membri della NATO e da anni sono in grado di coordinarsi e interagire in base a procedure coordinate... una considerazione che deriva dagli stessi vertici militari. 

Se von der Leyen avesse detto spendiamo di più in armi in funzione dell'attivazione di una difesa comune che, in futuro, ci dovrà portare ad un esercito europeo, chi avrebbe potuto dire di no? Specialmente se cifre e metodi di spesa fossero arrivati dopo una analisi mirata a questo scopo. Chi avrebbe potuto dire di no, anche in funzione del fatto che la NATO è praticamente controllata dagli Stati Uniti che sono adesso governati da un pazzo criminale che, un giorno sì e l'altro pure, sta dimostrando all'Ue, in ogni modo possibile e immaginabile, che l'America non è più da considerarsi come un Paese alleato.

Invece, von der Leyen ha detto agli Stati membri spendete a pioggia per arrivare al 3% del Pil... senza alcun coordinamento di spesa. Non solo. Gli acquisti potranno esser fatti anche negli Stati Uniti, visto che per spendere in Europa bisognerà prima investire in ricerca per fabbricare armi che non abbiamo e per farlo i Paesi europei "potranno" usare i fondi di coesione, sottraendo così fondi alla spesa sociale. Così, da una parte finiremo per regalare soldi agli Stati Uniti di Trump per consentirgli di continuare a insultarci e a ricattarci, dall'altra allargheremo il malcontento nella popolazione, aumentandone il consenso verso i partiti dell'estrema destra, gli stessi che sono finanziati da Putin e da Trump per mandare a gambe all'aria l'Ue e i suoi valori. In pratica, finiremo per farci del male da soli, perdendo ciò che l'acquisto di nuove armi dovrebbe preservare!

Dopo aver riassunto quello che la presidente della Commissione Ue ha detto, seppur tra le righe, perché dovremmo accettare il suo piano, praticamente insensato e farlocco, privo di logica e prospettive, senza fiatare e senza denunciarne le incongruenti assurdità?