Il capo del Dipartimento di Economia e Statistica di Bankitalia, Sergio Nicoletti Altimari, il 7 ottobre è stato ascoltato in audizione dalle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029.

Secondo Palazzo Koch, nel 2025 la crescita del Pil si dovrebbe collocare ad un livello più basso di quanto previsto dal governo, anche se ha poi aggiunto che vi siano spunti di "cauto ottimismo" per il medio termine: "Cresciamo più di altri Paesi, è stata effettuata una revisione del sistema industriale selettiva e sono sul mercato imprese più forti", ha detto Altimari. "Questo si riflette sull'adamento positivo dell'export. Anche gli investimenti in costruzioni, al di là dei generosi bonus, vanno bene. Possiamo contare su forze importanti del sistema produttivo".

Ma il medio termine non coincide con la legge di bilancio e con le necessità del governo, che non potranno non tener conto dei dati del Pil che l'Ufficio parlamentare di bilancio riassume in questi termini (sempre nella stessa audizione delle Commissioni Bilancio che si è tenuta ieri):"Nel 2023 il PIL dell'Italia ha rallentato allo 0,7 per cento, in linea con le dinamiche che hanno caratterizzato il periodo pre-pandemico. Il 4 ottobre l'Istat ha rilasciato i conti trimestrali coerenti con i nuovi conti annuali; la crescita italiana del PIL nella prima metà del 2024 si è confermata moderata (rispettivamente 0,3 e 0,2 per cento nel primo e nel secondo trimestre), ma è diminuita la variazione acquisita per l'anno a causa di revisioni sul 2023. La crescita acquisita sul complesso del 2024 è ora stimata dall'Istat allo 0,4 per cento dallo 0,6 indicato il 2 settembre, unicamente a causa di diverse dinamiche congiunturali sull'anno passato. Poiché i conti trimestrali sono corretti per i giorni lavorativi e nei conti annuali non si considera la stessa correzione, visto il calendario, nel 2024 la crescita del PIL dovrebbe essere superiore a quella risultante dalle serie trimestrali per un paio di decimi di punto percentuale". 

Ieri, anche la Corte dei Conti ha espresso il proprio parere sulla legge di bilancio, invitando Palazzo Chigi a "riconfigurare il volume delle prestazione e dei servizi che il pubblico offrirà ai cittadini".

In parole povere, se quelle attuali sono le risorse disponibili, allora sarà necessario dire agli italiani quali saranno i tagli alla sanità, alla scuola, ai trasporti, ai servizi pubblici...

L'attuale governo, va ricordato, ha accettato le nuove regole di bilancio dell'Europa che adesso costringono il nostro Paese, a partire dalla legge di bilancio che sarà varata entro dicembre, a dover recuperare 15 miliardi di euro all'anno. In pratica, ciò che sarà il prodotto del Pil nel 2024, l'Italia lo dovrà dare a Bruxelles. Ma come il governo finanzierà gli sgravi fiscali messi in campo finora, senza contare gli investimenti che dovrebbero favorire la crescita - anche se quest'ultimi nessuno ha capito quali siano stati in questi primi due anni del governo Meloni, la cui impronta è stata caratterizzata da attacchi ai migranti, attacchi alla magistrature, divieti, nuovi reati e aumenti di pena -, è un bel problema, dato che richiedono la stessa cifra.

Se poi vogliamo aggiungere un pizzico di cinismo ai "miracoli" messi in campo da Giorgia Meloni finora, possiamo citare che persino Renato Brunetta (CNEL), ieri, ha detto al governo che la spesa sanitaria ha bisogno di ulteriori finanziamenti.

Che cosa farà il governo? Cercherà di mascherare i suoi errori inventandosi bonus a pioggia e finte riduzioni delle tasse con i soldi recuperati tramite nuove imposte.

Ma gli italiani, quando si accorgeranno che - ancor più di prima - dovranno metter mano al portafogli per ottenere in tempo utile quei servizi che, a regola, dovrebbero essere gratuiti, si accontenteranno di applaudire Meloni e i suoi ministri solo per aver reso la vita difficile alle minoranze e a coloro che non vengono riconosciuti diritti?