"Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha esaminato quattordici leggi delle regioni e delle province autonome e ha quindi deliberato di impugnare la legge della Regione Toscana n. 16 del 14/03/2025, recante “Modalità organizzative per l'attuazione delle sentenze della Corte costituzionale 242/2019 e 135/2024”, in quanto, nella sua interezza, esula in via assoluta dalle competenze regionali e lede le competenze esclusive dello Stato in materia di ordinamento civile e penale e di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, nonché il riparto di competenze in materia di tutela della salute e della ricerca scientifica e tecnologica, violando l'articolo 117, secondo comma, lettere l) e m), e terzo comma, della Costituzione".
Questo quanto deciso dal governo Meloni nel CdM n.127 del 9 maggio. Una decisione grottesca per due motivi.
Il primo è che la Consulta, da anni, ha deliberato invitando il Parlamento ad approvare una legge che consenta alle persone che lo richiedono, e che in base alle norme di bioetica ne abbiano diritto, di decidere quando è arrivato il momento di porre fine ad un'esistenza che non è vita, ma solo accanimento terapeutico, senza ogni volta dover lottare, persino facendo ricorso ai tribunali, contro la burocrazia e le forze politiche local di questo o quel partito.
Il secondo motivo è collegato al fatto che ad impugnare una legge regionale che interviene a porre rimedio a ciò che il Parlamento, da anni, non riesce a fare è il ministro leghista Roberto Calderoli che si è intestato di aver licenziato la legge sull'autonomia differenziata per dare competenza alle regioni di decidere "motu proprio" su un numero infinito di materie... sanità in primis. È vero che tale legge è già comunque archiviata e passata nel dimenticatoio dopo esser stat - di fatto - bocciata dalla Consulta... ma la questione di principio rimane.
"Alla faccia dell'autonomia", ha commentato il parlamentare di +Europa Ricardo Magi. "La Toscana approva una legge sul fine vita, nel pieno delle sue competenze. E cosa decide di fare il governo? La impugna. Meloni continua la sua crociata ideologica: decide per tutti, anche su come si può morire con dignità. Salvini, quello dell'autonomia a parole, si rimangia tutto e si accoda al centralismo più bigotto. E Forza Italia? Promette una legge… come quella sulla cittadinanza. Cioè, il nulla. Insomma, ce lo stanno dimostrando in tutti i modi: questo governo odia la libertà di scelta. Anche quando si soffre. Anche quando si muore"."Ricorrendo contro la nostra legge di iniziativa popolare Liberi Subito, approvata dal consiglio regionale della Toscana - hanno detto Filomena Gallo e Marco Cappato dell'Associazione Luca Coscioni - il Governo prosegue nel disperato tentativo di impedire qualsiasi normativa, nazionale o regionale, che dia garanzie e diritti sulle scelte di fine vita. Per fare questo, il Governo dell'autonomia differenziata fa ricorso per impedire l'esercizio dell'autonomia esistente. Ricordiamo però che il diritto all'aiuto al suicidio è stato affermato dalle sentenze 242 del 2019 e 135 del 2024, che hanno valore di legge. La nostra legge regionale serve solo a garantire modalità e tempi certi alle persone che chiedono la verifica al Servizio sanitario nazionale dei requisiti stabiliti dalla Corte e per evitare attese di mesi o anni – come quelle imposte a Federico Carboni, Laura Santi, Martina Oppelli, Fabio Ridolfi, Gloria".
Naturalmente, il maggior disappunto viene dal presidente della regione Toscana, Eugenio Giani:
"Come Presidente della Regione Toscana, esprimo profonda delusione per la decisione del Governo di impugnare la nostra legge sul fine vita. Questa legge rappresenta un atto di responsabilità istituzionale e di rispetto verso le persone che affrontano sofferenze insopportabili. La nostra normativa è stata elaborata in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019, che ha indicato la necessità di colmare un vuoto legislativo in materia di suicidio medicalmente assistito. In assenza di una legge nazionale, la Toscana ha scelto di dare risposte concrete ai cittadini, nel pieno rispetto dei principi costituzionali. È paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il Governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare quanto stabilito dalla Corte. Difenderemo con determinazione la nostra legge, certi di aver agito nel rispetto della legalità, della Costituzione e, soprattutto, delle persone".
Quella del governo Meloni è una decisione che sa di prevaricazione ideologica, travestita da tecnicismo giuridico. Lo Stato, in questo caso, non sta difendendo l'unità dell'ordinamento, ma sta imponendo una visione politica che nega alle persone strumenti concreti per esercitare i propri diritti, specialmente in ambiti dove la sofferenza, la dignità e l'autodeterminazione sono in gioco. Meloni, Calderoli e gli altri ministri agiscono con arroganza istituzionale, rifiutandosi di riconoscere che l'attuazione delle sentenze costituzionali non può essere bloccata da cavilli, né essere lasciata marcire in un vuoto normativo per compiacere una maggioranza che ha paura del progresso civile e che fa del dolore e delel sofferenze altrui uno strumento di propaganda politica.