Per Salvini, «la nostra Europa [quella secondo lui e secondo Orban] sarà fondata sul diritto al lavoro, alla vita, alla salute e alla sicurezza. Basta con la dittatura di finanza e immigrazione.»

Che Salvini parli di finirla con la dittatura proponendo Orban come modello, va ben oltre il comico... siamo oggettivamente all'oltraggio. Ma di questi tempi saranno in pochi ad accorgersene.

Che cosa si sono detti i due nell'incontro d Milano che si è tenuto in Prefettura? Lo si può riassumere nella dichiarazione rilasciata nella conferenza stampa di chiusura da Matteo Salvini:

«Comincia oggi un percorso che ci accompagnerà nei prossimi mesi per un’Europa diversa, per un cambiamento della Commissione europea, delle politiche europee, che metta al centro il diritto alla vita, al lavoro, alla salute, alla sicurezza. Tutto quello che le elite europee finanziate dai Soros e rappresentate dai Macron di turno negano. Siamo vicini a una svolta storica a livello continentale. Mi stupisce lo stupore di una sinistra che ormai esiste solo per contestare gli altri e che riteneva che Milano non dovesse ospitare il presidente di una potenza europea, come se fosse la sinistra avesse il potere di decidere chi ha diritto di parlare e chi no. E poi si stupiscono se non li vota più nessuno. Conto che sia il primo di una lunga serie di incontri per cambiare i destini, non solo dell’Italia e dell’Ungheria ma dell’intero continente europeo.»

Questo, invece, è quanto aveva dichiarato in precedenza Viktor Orban, prima dell'incontro ufficiale:

«Con Salvini vorrei fare una conoscenza personale. Lui è il mio eroe. È un mio compagno di destino - ha aggiunto - sono molto curioso di conoscere la sua personalità. Sono un grande estimatore e ho alcune esperienze che forse potrei condividere con lui. Ho questa sensazione.»



Ma più dell'incontro tra Salvini e Orban, due residui del passato più buio - anzi più nero - della storia europea, vale la pena di parlare della manifestazione "Europa Senza Muri " organizzata nel pomeriggio di oggi in piazza San Babila, a poche centinaia di metri dal palazzo della Prefettura di Milano.

Una manifestazione - che gli estremisti di destra hanno anticipato come una penosa e tragicomica pagliacciata basata sulla strumentalizzazione degli immigrati - che è stata organizzata da Pippo Civati, insieme al Pd milanese e a diverse sigle dell'associazionismo di sinistra, a cui hanno aderito anche sindacati e organizzazioni del volontariato.

Una piazza San Babila stracolma - da ricordare che negli anni '70 piazza San Babila era il simbolo della destra neofascista - che ha voluto manifestare in favore di un'Italia e di un'Europa che non siano fondate sull'odio e sulla xenofobia professate da personaggi come Salvini e Orban.

E nonostante il periodo ed il fatto che la manifestazione non fosse certo stata pubblicizzata utilizzando la grancassa, piazza San Babila era stracolma di gente, a dimostrazione, come ha ricordato Civati, che

«esiste anche un'Italia che non sta con Salvini, e che da Catania a Milano reagisce di cuore e di testa allo scempio dei diritti e della Costituzione visto in questi mesi. È inevitabile che per costruire una opposizione dopo una fase politica controversa come quella degli ultimi anni sia necessario ritrovarsi intorno a sfide comuni con una elaborazione che finora è mancata. Per questo la piazza di Milano può suonare la sveglia sia per l'opposizione parlamentare sia per tutti coloro che non si riconoscono in questo governo.»


La manifestazione ha urlato il proprio no al folle progetto politico di Salvini e Orban che mira, come è ormai palese a chiunque, a rompere con l’Europa. Ed anche un no chiaro a Salvini e al Governo del cambiamento che finora è stato capace solo di trasformare la propaganda in azione di governo per rimandare, per manifesta incapacità, la risoluzione di problemi che, man mano, si stanno sempre di più accumulando.