La pioggia abbondante che è caduta e sta cadendo sulla Striscia di Gaza in queste ore, contribuisce a rendere ancor più drammatica la situazione dei civili che sono costretti a ripararsi con tende di fortuna, fatte con semplici teloni di plastica, mentre alcune strade, o perlomeno quello che ne rimane, sono letteralmente allagate, il che fa sì che sia ancor più difficoltoso, e in alcuni casi impossibile, il compito dei mezzi di soccorso.
ليس مشهداً من فيلم
— قتيبة ياسين (@k7ybnd99) December 13, 2023
شاب فلسطيني يحمل جثمان شقيقته الصغيرة بعد أن أغرقت الأمطار مناطق واسعة من مخيم جباليا شمالي غزة.
قصف إسرائيلي وإبادة وحصار وسيول#GazaGenoside #GazaHolocaust #Gaza pic.twitter.com/puERnhhEaH
E questo mentre continuano combattimenti e bombardamenti in tutta la Striscia, dove nulla è risparmiato, a partire dai rifugi delle organizzazioni umanitarie, come ricorda anche oggi il commissario generale dell'UNRWA Philippe Lazzarini, definendo un inferno le condizioni di vita a Gaza.
I arrived at the Global Refugee Forum straight from #Gaza & I have to say, it is a living hell.
— Philippe Lazzarini (@UNLazzarini) December 13, 2023
People of Gaza are running out of time & options as they face bombardment, deprivation & disease in an ever-ever-shrinking space.
My full remarks 👇 #GRF2023https://t.co/UtJVXHBNQd pic.twitter.com/2NOdex4718
In base a quanto dichiarato dal portavoce del Ministero della Sanità di Gaza, Ashraf al-Qudra, molti degli ospedali che ancora riescono ad operare sono sotto attacco o controllati dai militari israeliani, come il Kamal Adwan, il cui intero staff medico è stato arrestato, mentre quello di Al-Awda è sotto assedio, lasciando l'intera parte settentrionale della Striscia di Gaza senza alcun tipo di servizio medico. I pochi ospedali rimasti operativi nel sud non riescono ormai più a far fronte all'enorme numero di vittime, costringendo il personale medico a prendere decisioni difficili su chi curare e chi lasciar morire.
Il Ministero della Sanità ha aggiornato anche il numero delle persone uccise finora negli attacchi israeliani dal 7 ottobre, che è salito a 18.608, mentre è di 50.594 quello dei feriti. Nelle ultime 24 ore i morti sono stati 196 e 499 i feriti, mentre un gran numero di persone rimane tuttora sepolta sotto le macerie degli edifici distrutti.
I criminali israeliani non risparmiano neppure i cimiteri, come quello di Jabalia, dove tombe e lapidi - come dimostrano le immagini diffuse da Al Jazeera - sono state distrutte dai bulldozer.
قوات الاحتلال الإسرائيلي تجرف المقابر أثناء توغلها بمخيم جباليا شمالي قطاع #غزة pic.twitter.com/NFIySRS8Az
— الجزيرة مصر (@AJA_Egypt) December 13, 2023
E se dei criminali si accaniscono persino sui morti, figuriamoci cosa possono fare sui vivi. Sempre secondo la tv qatariota, a Rafah, molti dei civili che si erano rifugiati nella scuola Shadia Abu Ghazala sarebbero stati uccisi dai soldati israeliani con colpi di arma da fuoco... come in un'esecuzione.
L'area in cui si trova la scuola è stata colpita da pesanti attacchi aerei e bombardamenti di artiglieria e per diversi giorni c'è stata una massiccia presenza di carri armati israeliani. Quando i bombardamenti si sono fatti più intensi, molte persone residenti in quella zona hanno lasciato le loro case e si sono rifugiate nella scuola. Le aree circostanti sono state quasi interamente distrutte, ma non la scuola, nelle cui aule sono però stati rinvenuti numerosissimi cadaveri di persone uccise con colpi di arma da fuoco in quella che i primi soccorritori hanno definito come un'esecuzione sommaria.
Sul fronte dei combattimenti a terra, nonostante la propaganda israeliana continui a sostenere che la resistenza palestinese sia al collasso, aumenta il numero dei morti tra le fila dell'esercito israeliano: solo oggi sono state dieci le vittime. Si suppone che, proporzionalmente, sia altrettanto alto il numero dei feriti, superiore, e di molto, rispetto a quello ufficiale comunicato da Israele.
Si combatte quasi senza tregua anche a nord, dove i kibbutz israeliani devono fare i conti con gli attacchi dell'artiglieria di Hezbollah, a cui Tel Aviv non manca certo di rispondere. E per certi versi è più complicata la situazione a sud, dove gli Houthi, che possono controllare il traffico delle navi in uscita e in ingresso nel Mar Rosso, negli ultimi giorni hanno intensificato gli attacchi contro quelle occidentali.