Chi si ricorda di Hind Rajab? Era una bambina palestinese di 6 anni. Il 29 gennaio, Hind e la sua famiglia stavano scappando dalla loro casa a Gaza quando la loro auto è stata colpita dai militari israeliani. Hind è stata l'unica ad esser sopravvissuta all'attacco, rimanendo intrappolata nell'auto tra i corpi dei suoi cinque familiari. A quel punto, disperata, ha chiamato i servizi di emergenza palestinesi,  passando ore al telefono con gli operatori chiedendo aiuto, mentre il rumore delle esplosioni  risuonava ovunque. Il suo corpo, insieme a quelli dei suoi familiari e a quelli che occupavano l'ambulanza che era riuscita a raggiungerla, anch'essa colpita dai cecchini del morale esercito dello Stato ebraico, sono stati ritrovati e recuperati molti giorni dopo.

Non tutti, però, si sono dimenticati di Hind Rajab.

Così una ong  belga ha costituito una fondazione a suo nome, la Hind Rajab Foundation, che si adopera per perseguire i responsabili di crimini contro l'umanità, crimini di guerra e violazioni dei diritti umani perpetrati dallo Stato ebraico israeliano contro i palestinesi, attraverso denunce che obblighino sia i tribunali internazionali che nazionali ad agire.

Secondo la tv pubblica israeliana sarebbero una cinquantina le denunce presentate nei confronti di riservisti israeliani che si sono recati all'estero dopo aver prestato servizio a Gaza. In alcuni casi si tratta di turisti, in altri di ebrei con doppio passaporto che hanno prestato servizio nell'esercito.

Le nazioni dove sono state presentate le denunce sono, soprattutto, Sud Africa, Sri Lanka, Belgio, Francia e Brasile. Ieri un gruppo di 620 avvocati cileni ha intentato una causa contro il soldato israeliano Saar Hirschoren (del 749° battaglione), che si trova attualmente in territorio cileno, accusato di aver commesso crimini contro l'umanità a Gaza.  Sempre ieri un tribunale brasiliano ha emesso un ordine di arresto nei confronti di un soldato israeliano sulla base di una denuncia presentata dalla HRF.

A seguito di ciò, l'esercito israeliano ha sconsigliato i soldati di pubblicare le loro "imprese" sui social media e a cancellare quelle pubblicate in precedenza. Alcune settimane fa, per paura di un arresto, i servizi di intelligence fecero rientrare in Israele un gruppo di riservisti che dopo aver prestato servizio a Gaza si era recato in vacanza in Grecia.

Nel corso dei 15 mesi del genocidio a Gaza, centinaia di soldati dell'esercito dello Stato ebraico nelle immagini e nei video da loro postati sui social si sono vantati dei crimini commessi nella Striscia: uccisioni, abusi, torture, arresti e distruzioni di edifici residenziali.

A questo indirizzo alcune delle denunce finora presentate nei confronti di soldati delle IDF: https://www.hindrajabfoundation.org/perpetrators