Sei mesi fa, quando il Dipartimento di Stato americano aveva comunicato alla Segreteria di Stato vaticana che un monsignore della Nunziatura a Washington aveva scambiato materiale pedopornografico, infrangendo la rigorosissima legge statunitense sulla tutela dei minori, e che proprio per questo di lì a poco l’Fbi avrebbe proceduto al suo arresto, i vertici della Santa Sede decisero di avvalersi della prerogativa degli Stati sovrani richiamando, di corsa, mons. Capella a Roma. Il diplomatico era coperto dall’immunità.

Una mossa politica che, di fatto, ha salvato Capella dalla giustizia d’Oltreoceano, evitandogli in tal modo un processo negli Stati Uniti o in Canada, dove sarebbero avvenuti gli scambi di materiale pedopornografico, foto e filmati scabrosi aventi come oggetto bambini.