La Corte costituzionale ha deciso in camera di consiglio i giudizi sull'ammissibilità dei referendum seguenti:1) richiesta di referendum abrogativo denominata "Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana";2) richiesta di referendum abrogativo denominata "Contratto di lavoro a tutele crescenti - disciplina dei licenziamenti illegittimi";3) richiesta di referendum abrogativo denominata "Piccole imprese - Licenziamenti e relativa indennità";4) richiesta di referendum abrogativo denominata "Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi";5) richiesta di referendum abrogativo denominata "Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici".

Questo il primo comunicato diffuso ieri dalla Corte Costituzionale per annunciare l'ammissibilità di cinque dei sei requisiti su cui era stata chiamata a deliberare. Il sesto, quello sull' "Autonomia Differenziata" è stato giudicato inammissibile. La Consulta ne ha spiegato così il motivo:

La Corte costituzionale ha deciso in camera di consiglio il giudizio sull'ammissibilità della richiesta di referendum abrogativo denominata "Legge 26 giugno 2024, n. 86, Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione: abrogazione totale".In attesa del deposito della sentenza, l'Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario sulla legge n. 86 del 2024, come risultante dalla sua sentenza n. 192 del 2024.La Corte ha rilevato che l'oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell'elettore.Il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull'autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull'art. 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale.

In attesa del deposito delle sentenze, previsto nei prossimi giorni, si può spiegare il no della Consulta al referendum sull'Autonomia Differenziata in questi termini.

Un referendum abrogativo può chiedere la cancellazione delle norme che regolano l'applicazione dell'Autonomia Differenziata. Al momento, però, tali norme non esistono. Il motivo? La legge Calderoli che le ha prodotte è stata letteralmente smontata dalla sentenza 192 del 2024, licenziata dalla stessa Consulta . Quindi, non essendo al momento disponibile alcun testo di legge, il referendum abrogativo sarebbe stato interpretato dai votanti in relazione alla norma costituzionale in sé che non può essere abrogata con un referendum, ma solo con una procedura di modifica costituzionale. per questo non è stato possibile approvare il referendum richiesto.

La maggioranza esulta, come dimostra la dichiarazione del presidente del Veneto, Luca Zaia:

Per la seconda volta, la Corte Costituzionale conferma tutta la propria autorevolezza sulla questione dell’#Autonomia.La prima volta l’ha fatto con la sentenza relativa al ricorso contro la Legge Calderoli, in cui ha analizzato il merito della legge, fornendo alcune indicazioni per apportare correttivi, pur confermandone la piena legittimità.Oggi, con questa nuova sentenza, la Corte Costituzionale mette fine alla vicenda referendaria con l’assoluta imparzialità che deve esserle propria.Questo pronunciamento contribuisce a chiarire ogni dubbio:Il percorso sull’Autonomia continuerà a svilupparsi nel pieno rispetto della Costituzione, delle indicazioni della Consulta e del principio di Unità nazionale, mantenendo al centro i valori di sussidiarietà e solidarietà.Ora continueremo con ancora più slancio per questa riforma che sarà utile non a qualche regione ma a tutte. Il Veneto ne è certo ed è pronto a proporsi come modello.

Paradossalmente, però, il sì al referendum sulla legge Calderoli ne avrebbe confermata la validità... sarebbe stato una sorta di sdoganamento. Invece, la decisione della Consulta non fa altro che confermare che tale legge, al momento, non esiste, al di là di quello che le entusiastiche dichiarazioni di Zaia vogliono far credere. Inoltre, visti i rilievi della sentenza 192, è molto improbabile che governo Meloni e Parlamento riescano a produrre un testo che sia condiviso da regioni e opposizioni.

Sui referendum ritenuti ammissibili, gli italiani saranno chiamati ad esprimersi in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025, in una consultazione che, per essere considerata valida, dovrà vedere recarsi alle urne il 50% più uno degli aventi diritto al voto.