Lunedì sera, un paio di giorni prima della scadenza concessagli, Netanyahu ha chiamato il presidente israeliano Reuven Rivlin e gli ha confermato di non essere in grado di formare una coalizione di governo che possa superare la soglia dei 60 seggi nella Knesset (il Parlamento dello Stato di Israele), necessaria per avere una maggioranza in grado di sostenerlo.

Netanyahu ha i  voti degli estremisti, appartenenti sia all'ortodossia ebraica che alla destra, ma insieme ai seggi ottenuti dal Likud (il suo partito) non raggiunge la maggioranza in Parlamento. Fino all'ultimo ha tentato di ottenere l'appoggio del partito di Gantz, il più votato alle ultime elezioni, ma inutilmente, perché Netanyahu non ha voluto fare a meno dell'appoggio degli alleati che hanno fatto parte dei suoi passati governi.

Adesso, entro giovedì, Gantz, che con il suo partito Blu Bianco ha conquistato 33 seggi, verrà incaricato da Rivlin di formare un nuovo governo. Anche lui avrà 28 giorni di tempo per cercare di formare una coalizione. Se fallisse, Rivlin potrebbe fare un ulteriore tentativo con chiunque ritenesse di poter mettere insieme un'alleanza in grado di ottenere 61 seggi in Parlamento.

I numeri di Gantz, anche facendo ricorso alla lista che rappresenta l'alleanza dei partiti arabi israeliani, non sono sufficienti ad avere una maggioranza.

Ago della bilancia per un governo in grado di evitare che Israele torni al voto per la terza volta in un anno è Yisrael Beiteinu, il partito guidato da Avigdor Lieberman che nell'ultimo turno elettorale ha conquistato 8 seggi.

Come già aveva dichiarato fin dall'inizio, Lieberman è favorevole ad una coalizione di cui però non facciano parte i partiti estremisti, compresi quelli dell'ortodossia ebraica e, quasi certamente, non appoggerà coalizioni di cui facciano parte i partiti che rappresentano gli arabi israeliani.

Pertanto, anche il tentativo di Gantz, a meno di colpi di scena, non sembra destinato ad avere successo.

Netanyahu, al momento, rimane in carica insieme al suo esecutivo, ma senza poter decidere alcuna politica per il Paese e con la spada di Damocle di un possibile rinvio a giudizio per corruzione e frode in ben tre diverse inchieste che lo vedono protagonista.