Nell’intervista concessa qualche giorno fa al quotidiano tedesco Die Welt, il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg ha toccato diversi punti riguardanti le relazioni dell’Europa con Russia e Ucraina.

Si è soffermato sull’atteggiamento che Bruxelles dovrebbe tenere verso la candidatura di Kiev al fine di non generare scontento negli altri Paesi in lista d’attesa. Sono in particolare quelli dei Balcani occidentali ad avere in sospeso la propria accettazione da diversi anni. E mentre vengono loro assegnati sempre nuovi “compiti a casa”, per l’Ucraina tutte le formalità sono state sbrigate in tempi record.

La disparità di trattamento è evidente, posto che già da molto prima della guerra l’Ucraina presentava seri problemi di incompatibilità coi valori e i requisiti che devono avere gli Stati membri della UE. Il PIL più basso d’Europa, la corruzione endemica, due regioni separatiste e via dicendo.

Ultimamente è la Georgia a essersi vista magicamente scavalcata dall’Ucraina e pure dalla Moldavia, ma Tbilisi è molto più stabile e prospera delle prime due. E vistasi rifiutata da Bruxelles, ora si sta lentamente riavvicinando a Mosca. Per i Balcani occidentali si rischia un simile scenario, perciò Schallenberg raccomanda equità nelle valutazioni e pieno rispetto dei requisiti richiesti, indipendentemente dagli altri fattori politici contingenti.

Intanto Vienna ha lanciato l’iniziativa della creazione di un gruppo di Paesi UE che si definiscono “amici” degli Stati dei Balcani occidentali. Per perorare la loro causa, il gruppo dovrebbe riunirsi una prima volta entro la fine dell’estate. Ne fa parte anche l’Italia.