Anche il Papa spinge perché al Cairo si arrivi ad un accordo che possa portare almeno ad un cessate il fuoco a Gaza.

"No alla guerra, sì al dialogo", ha detto Francesco al Regina Caeli di questa domenica da Piazza San Pietro, riferendosi alla Palestina e auspicando al tempo stesso che il dialogo in corso si rafforzi e porti "buoni frutti".

Le parole del pontefice auspicano che le trattative che in queste ore proseguono al Cairo possano portare ad un annuncio positivo che possa fermare, almeno per un po', la carneficina in corso nella Striscia.

Quella che dovrebbe essere concordata nelle prossime ore sarebbe solo la prima fase dell'accordo e prevede una tregua per un periodo di 40 giorni con possibilità di proroga, il ritiro delle forze israeliane verso est con l'allontanamento dalle aree densamente popolate verso un'area vicina al confine in tutte le parti della Striscia di Gaza, ad eccezione della Valle di Gaza. È previsto inoltre il ritorno dei rifugiati nelle loro aree di residenza.

In cambio, Hamas rilascerà 3 detenuti israeliani il primo giorno di tregua, dopodiché ne rilascerà altri 3 ogni 3 giorni, a partire dalle donne, fino al 33° giorno. Inoltre, Israele rilascerà il corrispondente numero concordato di prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane, secondo elenchi già definiti. Il settimo giorno dopo il rilascio di tutte le donne, le forze israeliane si ritireranno da Al-Rashid Street verso est lungo Salah Al-Din Street, consentendo un maggiore afflusso nell'ingresso degli aiuti umanitari.

Il problema maggiore sta nel fatto che Israele ha annunciato che, in ogni caso, un qualsiasi accordo non fermerà comunque la guerra in corso e un attacco via terra su Rafah.

Francesco ha chiesto anche di pregare per l'Ucraina che "soffre tanto", inviando i suoi auguri alle Chiese ortodosse e orientali che, seguendo il calendario giuliano, celebrano oggi la Pasqua.

Non sono mancate poi parole di vicinanza Vicinanza alle popolazioni del Rio Grande do Sul, in Brasile, colpite da devastanti inondazioni. Dal 2 maggio il livello del fiume, che bagna la capitale, ha superato il livello di piena, raggiungendo più di 4 metri, il più alto del Guaíba dal 1941, quando Porto Alegre subì la peggiore alluvione della sua storia. Le inondazioni hanno provocato la morte di almeno 56 persone, con altre circa 70 ancora disperse, e devastato intere città costringendo più di 17 mila persone a lasciare le proprie case.