Si è tenuta venerdì una nuova udienza del processo che vede Matteo Salvini imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver impedito ad agosto 2019 lo sbarco per ben 19 giorni, utilizzando l'incarico di ministro degli Interni da lui ricoperto in quel momento, alle 160 persone a bordo della Open Arms.

Per difendere i confini nazionali dal narcotraffico, dal riciclaggio di capitali sporchi, dal traffico d'armi, in base a quanto sostiene ogni volta che parli del processo di cui è il principale imputato, Salvini, in realtà, ha tenuto ammassate per giorni sulla coperta di una nave decine di persone tratte in salvo in tre diversi interventi di soccorso e che, in alcuni casi, mostravano pure evidenti segni di tortura.

Nell'udienza sono stati sentiti gli ex ministri Toninelli (Infrastrutture) e Trenta (Difesa).

Come ha ricordato Toninelli, "quando nel 2019 Matteo Salvini ci ha impedito di sbarcare per 20 giorni gli oltre 160 naufraghi a bordo dell'Open Arms, era in pieno svolgimento la crisi di governo del Papeete in cui l'allora Ministro degli Interni aveva chiesto i pieni poteri".

Secondo Toninelli, Matteo Salvini in quei giorni ha stressato il tema del soccorso in mare e degli sbarchi delle persone migranti solamente per guadagnare voti, in vista dell’imminente campagna elettorale, precisando anche che in quei giorni, non c'è mai stato nessun consiglio dei Ministri che abbia affrontato la questione dello sbarco delle persone a bordo dell'Open Arms, per cui  l'allora ministro Matteo Salvini avrebbe agito senza avere le consuete interlocuzioni con i Ministri competenti.

In sostanza, per Toninelli, la decisione di chiudere il porto e tenere in mare la nave e le persone vulnerabili a bordo, fu esclusivamente una decisione di Salvini.

Elisabetta Trenta, nella notte tra il 14 e il 15 Agosto, non dette seguito alla richiesta di Salvini di firmare un nuovo divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane per Open Arms:

"Ho preso questa decisione" aveva già in passato dichiarato la Trenta, "motivata da solide ragioni legali, ascoltando la mia coscienza. Non dobbiamo mai dimenticare che dietro le polemiche ci sono bambini e ragazzi che hanno sofferto violenze e abusi di ogni tipo".

Non una bella giornata dunque, quella di ieri, per il ministro (stavolta delle infrastrutture) del governo Meloni. Ma il suo avvocato Giulia Bongiorno, a scappatempo anche senatrice della Repubblica in modo da poter meglio difendere la prescrizione sine die nei processi che gli ha permesso di fare una brillantissima carriera come penalista esperta in presunte assoluzioni a partire da quella di Giulio Andreotti, ha cercato di sviare l'attenzione su quanto accaduto ieri facendo credere che ci sarebbe stata una svolta clamorosa nel processo con l'acquisizione agli atti di un video, di una intercettazione e di una presentazione in "pover points" in cui si avrebbe la conferma di "condotte anomale da parte della Ong", in quanto già definite sospette in una precedente informativa:

"Quando ci sono dei sospetti di anomalie devono entrare nel fascicolo in modo tale che i vari giudici possano farsi il proprio convincimento. Ebbene, nulla di tutto questo è stato mai depositato: è sempre mancata la valutazione di queste violazioni (che la Bongiorno dà per acquisite senza conoscere i contenuti di cui ha chiesto l'acquisizione nel procedimento, ndr) da parte delle Ong che sono contenute in una informativa che si sa che esiste ma che ancora non appare agli atti. Quindi una informativa fantasma che noi vogliamo vedere".

Secondo l'avvocata esperta in prescrizioni, l'esistenza di qualcosa di cui neppure Salvini era a conoscenza al tempo delle sue decisioni da ministro, costituirebbe una specie di giustificazione per Salvini nell'aver negato un porto sicuro a 160 naufraghi.