Theresa May qualche giorno fa si è presentata alla Camera dei Comuni ricevendo un mandato per ridiscutere un piano per la Brexit, almeno per quanto riguarda la soluzione più spinosa, quella relativa a come regolare il traffico delle merci mantenedo aperta la linea di confine di circa 500 Km che separa l'Irlanda dall'Irlanda del Nord. Al di là di capire come sia possibile risolvere in un mese e mezzo ciò che non si è riusciti a risolvere in due anni di trattative, va anche aggiunto che la May in questo momento sta anche facendo i conti senza l'oste.

L'oste è il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk che oggi ha anticipato quello che giovedì dirà, de visu, anche alla stessa permier britannica: l'Europa sulla Brexit non farà alla Gran Bretagna alcuna nuova concessione aggiungendo, non certo senza una certa enfasi, che coloro che hanno voluto l'uscita dall'Unione europea meritano un "posto speciale all'inferno".

E tanto per non lasciar spazio a dubbi, anche Jean-Claude Juncker ha fatto eco a Tusk dichiarando che non ci sono margini di trattativa per ridiscutere un nuovo piano.

Pertanto, viste le premesse della vigilia, che cosa speri di ottenere la May a Bruxelles non è chiaro a nessuno, e forse non è chiaro neppure alla stessa premier che adesso vede davanti a sè materializzarsi sempre di più lo spettro di un'uscita senza accordo, a meno di colpi di scena, sinceramente sempre meno probabili, dell'ultimo minuto.

Intanto, multinazionali e non, insieme ai governi di tutta Europa, stanno intensificando i preparativi per un'uscita della Gran Bretagna senza accordo, mentre la leader dello Sinn Fein, Mary Lou McDonald, ha già iniziato a parlare della possibilità, se non addirittura della necessità, di un referendum per chiedere l'unione del Nord con il resto del Paese.