Hassan Rouhani, dall'agosto 2013 presidente dell'Iran, in un discorso tenuto in occasione dell'anniversario dell'inizio della guerra Iran-Iraq del 1980-1988, ha rilasciato alcune dichiarazioni in relazione alla delicata situazione internazionale che vede protagonisti i Paesi che si affacciano sul Golfo Persico, con spettatori più che interessati Usa e Israele.

Dopo aver accusato le "forze straniere" di essere responsabili di causare problemi alla sicurezza della regione e a quella del popolo iraniano, ha intimato loro di "stare alla larga" dall'Iran, considerando gli esempi del passato, invitandole a non schierare ulteriori soldati nella regione per evitare una corsa agli armamenti.

Inutile specificare che le parole di Rouhani erano rivolte principalmente agli Stati Uniti.

A sorpresa, poi, Rouhani, ha annunciato che da parte dell'Iran sarebbe stato presentato all'Onu, dove martedì si svolgerà l'annuale assemblea generale a New York, un piano di pace, di cui non ha però fornito dettagli, aggiungendo solo che la pace nello Stretto di Hormuz potrebbe essere raggiunta "in collaborazione con vari Paesi".

Rouhani ha anche dichiarato che il suo Paese è disponibile a dimenticare quanto accaduto in passato, riferendosi agli errori commessi dai Paesi confinanti: "In questo delicato e importante momento storico - ha detto il presidente dell'Iran - annunciamo ai nostri vicini che estendiamo loro la mano dell'amicizia e della fratellanza".

Anche i ribelli Houthi nello Yemen hanno avanzato una proposta per un accordo di pace, dicendo che avrebbero posto fine a tutti gli attacchi contro l'Arabia Saudita, purché il regno saudita e i suoi alleati siano disponibili a fare altrettanto.

Il rappresentante delle Nazioni Unite per lo Yemen, Martin Griffiths, ha invitato tutte le parti coinvolte nel conflitto in Yemen a sfruttare questa opportunità, mettendo in atto tutte le iniziative necessarie per portarla avanti in modo concreto.