Le ultime dichiarazioni del numero 2 dell’Associazione Nazionale Magistrati, Rocco Maruotti, sulle dichiarazioni e le decisioni del ministro della Giustizia Nordio e del governo Meloni.
4 aprile, intervista a Repubblica
Segretario Maruotti, quello che il ministro Nordio ha detto a Salerno, "Alcune etnie non hanno la nostra sensibilità verso le donne", è stato frainteso o è solo l’ennesima delle sue esternazioni a sorpresa?
“Mi limito a dire che quanto ha sostenuto il ministro Nordio è destituito di fondamento e anche pericoloso”.
Lei pensa ad un messaggio che rischia di sdoganare dell’intolleranza?
“Innanzitutto, va ricordato che in realtà gli ultimi dati Istat disponibili, riferiti all'anno 2023, dicono che il 94,3% delle donne italiane è vittima di italiani e che il 43,8% delle donne straniere è vittima di propri connazionali, per cui in Italia ad uccidere le donne sono prevalentemente uomini italiani. Questi dati, perciò, smentiscono il Guardasigilli, ma quel che è peggio è che le sue errate affermazioni rischiano di alimentare un pericoloso clima di odio verso persone colpevoli solo di non essere italiane”.
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Da 48 ore, sull’accelerata alla riforma della Corte dei Conti, ennesima levata di scudi dei suoi colleghi contabili. È la destra che sta demolendo il sistema di controlli e garanzie o voi che non accettate la “modernizzazione”?
“Non credo che ridurre il controllo di legalità, in quei termini, sugli amministratori pubblici significhi modernizzare il Paese, francamente. Ma questa è una scelta politica che possiamo non condividere, ma che come sempre rispettiamo”.
Lei e Nordio avete partecipato di recente a un convegno: lui vi accusava di “petulanti litanie” sulla riforma per la separazione delle carriere.
“Se è per questo in quella occasione ha anche detto che sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere la magistratura dice "sciocchezze colossali" e tutto questo mentre ci invita al dialogo. Onestamente, non mi sembra un atteggiamento coerente, così come non corrisponde alla verità il fatto che la magistratura non ha provato a migliorare questo testo: abbiamo ripetuto più volte tutto ciò che secondo noi non va; se avessero accolto anche solo uno dei nostri suggerimenti eliminando il sorteggio, il doppio Csm o l’Alta Corte disciplinare, sarebbe stato comunque un testo migliore di quello attuale”.
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Il Csm ha appena archiviato la pratica per incompatibilità, chiesta dai laici di destra, a carico del procuratore Stefano Musolino, che aveva criticato il ddl sicurezza del governo. Nelle stesse ore però, a Napoli, Repubblica ha raccontato che i vertici di FdI avevano invitato a parlare di riforma due giudici esposti con la destra e con vecchi problemi disciplinari, poi in extremis tenuti lontano dal palco. Che ne pensa?
“Penso che quanto accaduto dimostra una certa incoerenza. Da un lato si vorrebbe vietare ai magistrati di esprimere le loro opinioni, ma dall’altro li si invita, da destra, ad incontri pubblici. Personalmente sono favorevole alla partecipazione dei magistrati a conversazioni sui temi della giustizia, anche nell’ambito di dibattiti organizzati dai partiti politici, confidando in un uso responsabile dell’esercizio del diritto di manifestazione del pensiero, nei limiti della continenza e con la doverosa postura istituzionale”.
Lei parteciperà al referendum? Andrà agli incontri?
“La Corte Costituzionale ha affermato più volte che anche il magistrato gode del diritto di manifestare le proprie idee, a condizione che lo faccia con equilibrio e misura. Il fatto che i giudici siano soggetti soltanto alla legge non vuol dire che non possano partecipare al dibattito referendario sui temi della giustizia. Per cui, certo: se richiesto vi andrò certamente”.
5 aprile, nel corso del suo intervento al Comitato direttivo centrale che si tiene in Cassazione
“È inquietante il messaggio del decreto legge sicurezza, che sembra avere solo un duplice obiettivo: da un lato, creare nella collettività un problema che non esiste - non mi pare che ci sia alcun allarme sociale o alcuna questione emergenziale legata all’ordine pubblico -, dall’altro, tentare di porre le basi per la repressione del dissenso”.
Crediti immagine: ANM