Per giustificare l'ennesima strage compiuta contro i civili a Gaza, l'IDF in prima battuta ha provato a giustificarsi dichiarando che nell'attacco missilistico al campo di Brix, a ovest di Rafah, erano stati uccisi due membri di Hamas. Poi, causa la crescente indignazione internazionale e, non è da escluderlo, il suggerimento di Washington, il procuratore militare dell'esercito israeliano Yifat Tomer-Yerushalmi ha rilasciato una dichiarazione pubblica facendo sapere che quanto accaduto è da considerarsi grave e che è già oggetto di indagine. Un'indagine che, fin d'ora, sapremo che si concluderà come le altre senza conseguenza alcuna per gli autori dell'ennesimo massacro, che gli indecenti supporter del genocidio messo in atto a Gaza dallo Stato ebraico etichetteranno - nella migliore delle ipotesi - come tragico errore.

Che cosa è accaduto?

Più di 40 civili sono stati uccisi e altri feriti nell'attacco missilistico - sarebbero almeno otto i missili che sono stati lanciati - contro il campo profughi allestito con tende di fortuna vicino ai magazzini dell'UNRWA, a nord-ovest di Rafah, una località indicata da Israele come luogo sicuro in cui le persone che dovevano evacuare la zona orientale del governatorato di Rafah avrebbero potuto rifugiarsi.

Non avendo edifici da abbattere, gli israeliani hanno lanciato missili contro le tende dei civili, provocando anche un incendio che è stato domato dopo oltre tre quarti d'ora. Molte delle vittime sono bruciate vive.

Un primo bilancio della strage indica in 40 il numero dei morti e in 65 quello dei feriti.

Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Diritti Umani in Palestina, anche oggi ha ripetuto che il genocidio di Gaza‌ non finirà senza pressioni esterne: Israele deve affrontare sanzioni, con la sospensione di accordi commerciali, di partenariato e di investimenti.



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