Dal suo diario a bordo della Open Arms, Nicola Fratoianni, politico e segretario nazionale di Sinistra Italiana, riporta che il 30 luglio le autorità libiche hanno risposto alle richieste della Ong confermando che tre imbarcazioni in difficoltà con migranti a bordo sono state soccorse da imbarcazioni libiche e da una nave italiana, la Asso28.

Contattata, la nave dell'Augusta Offshore conferma di aver recuperato 108 migranti a bordo di un gommone bianco e di aver ricevuto l'ordine di portarli a Tripoli, un porto che non è considerato un porto sicuro. Perché mettere l'accento su questo?

Nel caso in cui l'ordine di sbarco verso quel porto sia avvenuto su indicazione della Guardia Costiera Italiana, l’Italia ed il comandante della nave ne risponderebbero davanti ad un tribunale.

Il diritto internazionale, infatti, prevede che le persone salvate in mare debbano essere portate in un porto sicuro e quelli libici, nonostante le dichiarazioni dell'attuale Governo Italiano, non possono essere considerati tali.

Il ministro dell'Interno Salvini o chi per lui, appresa la notizia, parte subito con la comunicazione via social, smentendo qualsiasi coinvolgimento dell'Italia: «La Guardia Costiera Italiana non ha coordinato e partecipato a nessuna di queste operazioni, come falsamente dichiarato da una Ong straniera e da un parlamentare di sinistra male informato.»


Nicola Fratoianni, nel pomeriggio, risponde però a Salvini, fornendo indicazioni precise che, logicamente, farebbero pensare come molto probabile un coinvolgimento dell'Italia in questa vicenda.

«C’è un fatto incontrovertibile, per altro confermato dall’armatore della Asso28: per la prima volta una nave battente bandiera italiana ha effettuato un respingimento collettivo. E cioè ha riportato delle persone in un luogo insicuro senza che fosse possibile verificare se abbiano o meno diritto allo status di rifugiato, ovvero se scappino o meno da guerre e torture.

Un precedente grave, come confermato da UNHCR e da altre organizzazioni che si occupano di diritti umani. È anche la dimostrazione che Salvini è un bugiardo quando afferma che il governo è pronto a far fronte al dovere di accogliere chi scappa dalle guerre e da morte certa. Ci dica Salvini: chi restituirà questo diritto a coloro che sono stati ingiustamente riportati in Libia?

Non basta: da chi è partito l’ordine del respingimento?

Non è ancora chiaro. Il capitano dello Asso28 in un primo momento ha affermato di aver ricevuto indicazioni dai libici, poi ha ritrattato, parlando chiaramente di una comunicazione arrivata dalla piattaforma petrolifera per cui lavorano, e cioè una piattaforma di proprietà di una join venture tra Eni e la società petrolifera libica Noc.

Non si comprende bene a quale titolo i dirigenti di una piattaforma petrolifera fornirebbero comunicazioni di questo tipo, sostituendosi ai governi e al lavoro dei ministeri.

ENI intanto smentisce il suo coinvolgimento e rimanda la palla nel campo della Libia. Qualcuno deve delle spiegazioni ai cittadini italiani, non vi pare?

Il governo italiano, i libici, gli armatori ci dicano chi e come ha gestito l’operazione. Ci spieghino perché tutte queste contraddizioni tra la ricostruzione, gli audio che abbiamo ascoltato e le informazioni che a noi sono state date direttamente dalla Asso28.

Siamo già di fronte ad un caso di violazione di leggi che esistono per proteggere esseri umani, ed è molto grave. Se in più l’ordine di violare queste norme fosse partito davvero da una piattaforma petrolifera la vicenda diventerebbe agghiacciante e getterebbe un’ombra pesante (l’ennesima) sul ruolo di una certa industria economica nel Mediterraneo e in Africa. Aspettiamo risposte.»


In audizione al Senato, anche il ministro dei Trasporti Toninelli, che alle attività della Guardia Costiera deve essere interessato per dovere d'ufficio, dice che sul salvataggio della Asso28 il diritto internazionale non è stato violato, perché «la Guardia Costiera italiana non è stata interessata al coordinamento e al salvataggio, perciò non ci ha fornito alcuna indicazione. Quindi il diritto internazionale non è stato violato.»

Affermazioni strabilianti quelle di Toninelli, perché, implicitamente, danno per scontato che gli approdi in Libia non siano da considerarsi come approdi sicuri in base al dirittto internazionale. Pertanto, come poter affidare il salvataggio dei migranti in mare alla Guardia Costiera libica, rifornendola pure gratuitamente di mezzi navali? Inutile sperare di poter riuscire a capirlo, oltre che di pretendere spiegazioni in merito.

In ogni caso, della vicenda ha deciso di occuparsene anche l'Unhcr, che ha confermato che la Libia non è un porto sicuro e che il coinvolgimento della Asso28 potrebbe comportare una violazione del diritto internazionale...


Riusciremo a saperne di più?