La Lombardia, dall'inizio delle vaccinazioni, è sempre stata al di sotto della media delle somministrazioni effettuate dalle altre regioni. In questo momento è al quart'ultimo posto delle regioni italiane con 1.208.735 dosi inoculate delle 1.572.370 finora ricevute.

Se fino a ieri qualcuno poteva pensare che ciò fosse dovuto ad una sorte di previdenza da parte della regione finalizzata alla somministrazione della seconda dose, la recente dichiarazione di Letizia Moratti ha però svelato che non è così.

Che cosa ha detto l'assessora al Welfare e vicepresidente della Lombardia?

"L’inadeguatezza di Aria Lombardia incapace di gestire le prenotazioni in modo decente rallenta lo sforzo comune per vaccinare. È inaccettabile! Grazie agli operatori che si prodigano vaccinando comunque 30mila persone al giorno e grazie ai cittadini lombardi per la pazienza".

In pratica, Moratti ha incolpato Aria, società della stessa Regione che gestisce le prenotazioni della campagna vaccinale anti-Covid, di aver causato intoppi tecnici e organizzativi. Lo sfogo espresso su Twitter è stato però subito fatto seguire da un altro post  con l' elenco dei risultati comunque raggiunti,  nonostante tutto:


Cos'è che ha fatto "esplodere" la Moratti?

Una serie di disguidi che hanno fatto sì che a Cremona, Como e Monza si siano presentate solo poche decine di persone, mentre centinaia erano le dosi già preparate e in attesa di inoculazione. E non sarebbe stata la prima volta.

E a conferma che la gestione delle vaccinazioni in Lombardia è più che problematica, questa la la dichiarazione rilasciata il 19 marzo, il giorno precedente ai tweet della Moratti, da Fabio Pizzul, capogruppo PD in Regione:

"La gestione della campagna vaccinale in Lombardia è un disastro che stanno pagando i più fragili. Nonostante siano passate tre settimane da quando la coppia Moratti-Bertolaso ha annunciato il passaggio a Poste Italiane dopo i disagi di Aria, ancora non si vede alcun effetto di questi annunci, anzi. Si sono moltiplicati i casi malagestione e gli errori.Questa volta i disagi hanno colpito un ultraottantenne della provincia di Varese: dopo essere stato chiamato per la vaccinazione è stato informato che si sarebbe dovuto presentare a Cremona, a più di 170km di distanza da casa. Alla precisa richiesta di cambio della sede, l'anziano si è sentito rispondere che in caso di rinuncia sarebbe stato richiamato più avanti, senza che fossero in grado di dirgli né quando né dove.Pretendere che un uomo di più di 80 anni debba percorrere oltre 170 chilometri per vaccinarsi è la prova di quanto tutto il sistema di prenotazione sia nel caos. È evidente che la Giunta Fontana non riesce a dare seguito ai propri annunci trionfalistici, puntualmente smentiti dai fatti".

Che altro rimane da aggiungere?

L'imbarazzato silenzio di Attilio Fontana (presidente di Regione Lombardia), di Guido Bertolaso (consulente per la campagna vaccinale di Regione Lombardia) e... Matteo Salvini. E pensare che quest'ultimo voleva "esportare" all'Italia tutta la grande efficienza raggiunta dalla Lombardia leghista.