A maggio dello scorso anno, il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, trametteva ai presidenti del Senato e della Camera la relazione finale del Gruppo di lavoro tecnico - avviato dal precedente esecutivo - per valutare gli eventuali sviluppi del progetto del sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina.
Ieri, il ministero delle Infrastrutture, ha rilasciato una nota per informare di aver avviato la procedura per l'ennesima realizzazione di uno "studio di fattibilità tecnico-economica" per valutare non tanto se sia utile o meno fare un ponte sullo Stretto di Messina, quanto che tipo di ponte fare, sulla base di un ulteriore progetto a più campate - preferibile - da affiancare a quello già esistente a campata unica.
Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, ha reso oggi al Consiglio dei Ministri un’informativa sulle azioni necessarie per avviare la realizzazione di uno studio di fattibilità tecnico-economica per la realizzazione di un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, ai sensi dell'articolo 23, comma 5, del D. Lgs. n. 50 del 2016. Lo studio dovrà prendere in esame la soluzione progettuale del "ponte aereo a più campate", in relazione ai molteplici profili evidenziati nella relazione presentata il 30 aprile 2021 dall’apposito Gruppo di Lavoro istituito nel 2020 presso il Mims, valutandone la intrinseca sostenibilità sotto tutti i profili indicati, mettendola a confronto con quella del ponte "a campata unica” e con la cosiddetta "opzione zero". Inoltre, lo studio deve fornire gli elementi, di natura tecnica e conoscitiva, occorrenti per valutare la realizzabilità del sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche sotto il profilo economico-finanziario.All'acquisizione del documento di fattibilità tecnico-economica provvederà, tramite procedura di evidenza pubblica, la società RFI Spa, in quanto capace di garantire la più appropriata continuità e interconnessione dell'intervento con quelli ferroviari progettati nei territori calabresi e siciliani. Per questo, in data odierna è stato dato mandato alla Direzione Generale competente di avviare il processo amministrativo, a valere sui fondi stanziati a tale scopo dalla Legge di bilancio per il 2021.Si ricorda che nei mesi scorsi il Governo ha provveduto a potenziare l’attraversamento dinamico dello Stretto di Messina, anche grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e del Piano complementare, destinando a tale scopo 510 milioni di euro. Gli interventi messi in atto vanno nella direzione di migliorare e velocizzare l’attraversamento dello Stretto, favorendo la transizione ecologica della mobilità marittima e la riduzione dell’inquinamento. Tra le iniziative adottate figurano, tra le altre, la riqualificazione del naviglio per il trasbordo ferroviario con la messa in esercizio di due nuove navi e l’ibridizzazione di tutta la flotta, il rinnovo del materiale rotabile ferroviario per velocizzare le manovre di carico/scarico dei treni, la riqualificazione del naviglio veloce per i passeggeri e delle stazioni ferroviarie di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Sono previsti anche interventi per migliorare l’accessibilità stradale ai porti.
Pertanto, riassumendo, oltre alle centinaia di milioni già spesi per non fare nulla con il precedente (folle) progetto a campata unica da realizzare sullo Stretto di Messina, adesso il governo dei migliori ha deciso di spenderne altrettanti per fare un ponte (che almeno ha più possibilità di rimanere in piedi) a più campate, mentre nel frattempo (almeno quello!) spenderà dei soldi per migliorare la comunicazione via mare tra l'isola e la terraferma.
I miliardi di euro che teoricamente verrebbero spesi per il ponte, provvederanno a velocizzare il tragitto dei mezzi su gomma in Sicilia, mentre quelli su rotaia avranno un miglioramento non così decisivo. Ma al di là di qualsiasi considerazione ambientale, va tenuto conto che coloro che arriveranno in Sicilia risparmiando un'ora o due di tempo rispetto ad ora, troveranno strade e ferrovie inesistenti o malfunzionanti.
In un recente servizio di Report, per percorrere un tragitto in treno di un paio di centinaia di chilometri in Sicilia si possono impiegare persino 9 ore se non di più. Sono decenni che i tratti ferroviari nell'isola sono da raddoppiare e o sistemare e quei progetti, anche se non era consentito, sono finiti nel Pnrr, nella speranza che stavolta i soldi per farli arrivino. Idem per quanto riguarda la rete stradale. È normale tutto questo?