«I miei auguri cordiali vanno specialmente a voi, cari romani e pellegrini che oggi siete qui in Piazza San Pietro, tanto numerosi! Sembra una canonizzazione, questa! Saluto i partecipanti alla manifestazione "Pace in tutte le terre", organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio. E qui voglio esprimere il mio apprezzamento e la mia vicinanza alle innumerevoli iniziative di preghiera e di impegno per la pace che in questa Giornata si svolgono in ogni parte del mondo, promosse dalle comunità ecclesiali; ricordo in particolare quella che ieri sera ha avuto luogo a Matera.»

Così papa Francesco ha salutato, dopo la preghiera dell'Angelus, coloro che sono intervenuti a San Pietro anche per celebrare la Giornata della Pace, giunta alla sua cinquantaduesima edizione.

«La buona politica è al servizio della pace», ha detto Francesco, richiamandosi al messaggio pubblicato lo scorso 8 dicembre.

«Non pensiamo che la politica sia riservata solo ai governanti: tutti siamo responsabili della vita della "città", del bene comune; e anche la politica è buona nella misura in cui ognuno fa la sua parte al servizio della pace.»

Il Papa ha ringraziato anche il presidente della Repubblica Mattarella per il messaggio inviatogli in occasione della Giornata mondiale della Pace, augurandosi che «l Signore benedica sempre il suo alto e prezioso servizio al popolo italiano.»



Che cosa ha scritto Mattarella a Francesco su "la buona politica è al servizio della pace", scelto come tema per la 52.esima edizione?

Che «la politica diventa una sfida permanente di servizio che può anche richiedere decisioni ardue, scelte impopolari, capacità di sacrificio e rinunce personali; ma, se ben esercitata, essa diviene davvero una "forma eminente di carità". |...|

È centrale in questo contesto garantire una continua e robusta tutela dei diritti umani fondamentali, senza trascurare i doveri che ad essi si accompagnano, in un binomio che si traduce nella piena dignità di ogni essere umano e di ogni cittadino.

In piena coerenza con tale impostazione, la Costituzione italiana – entrata in vigore solo pochi mesi prima dell'adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo – nel riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell'uomo richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.»

Mattarella, inoltre, ci ha sorprendentemente ricordato che anche «l'Italia difende tali principi, anche a livello internazionale, e si adopera a sostegno delle iniziative volte a prevenire nuovi conflitti, gestire le sfide globali, costruire società pacifiche e inclusive.

A questa impostazione si ispirerà l'esercizio del nostro mandato triennale in seno al Comitato Diritti Umani delle Nazioni Unite, con l'obiettivo di contribuire all'affermazione dell'universalità dei diritti di libertà ed eguaglianza.»

Paradossale, non è vero? l'Italia del sovranismo, quella che si compiace di non soccorrere un naufrago se migrante, che finge di ignorare o addirittura nega la situazione disumana in cui versano i migranti in Libia, avrà per tre anni la direzione del Comitato Diritti Umani delle Nazioni Unite. E non ci sarebbe neppure da stupirsi se a tale ruolo la Lega candidasse Mario Borghezio... sicuramente Di Maio approverebbe convinto, indicandola come unica scelta logica e possibile! Così, pare, funzioni il cambiamento, almeno in base a quanto visto finora.

Mattarella, infine, ha concluso il suo messaggio ricordando che «la pace si costruisce misurandosi con le novità, guidando i processi di mutamento. Per rendere più giusta e sostenibile la stagione che si è chiamati a governare, una politica responsabile e lungimirante non alimenta le paure, non lascia spazio alla logica del nazionalismo, della xenofobia, della guerra fratricida.»

Ottima conclusione. Ma se è realmente convinto di ciò, perché non lo ricorda anche a quei due "saltafossi" di Salvini e Di Maio che, in base a quanto detto e fatto finora, la pensano esattamente al contrario?